Secondo i medici di Gaza i cecchini israeliani prendono regolarmente di mira i bambini palestinesi
Secondo i medici dell'ospedale pubblico Europeo di Gaza, l'esercito israeliano ha preso di mira i bambini palestinesi nel violento attacco contro la Striscia dopo l'attentato del 7 ottobre. Alcuni medici hanno raccontato al Guardian la loro esperienza negli ospedali palestinesi, dove ogni giorno arrivano centinaia di bambini gravemente feriti. "Due di loro – ha raccontato una dottoressa – avevano dei proiettili piantati da un cecchino nel cervello. Avevano solo 7 e 8 anni".
I due bimbi, secondo quanto raccontato dal medico, non sarebbero più stati in grado di parlare e sarebbero rimasti per sempre paralizzati. "Gli altri infermieri mi hanno raccontato che erano stati presi di mira dai cecchini israeliani. Non sono gli unici: ho visto bimbi piccolissimi con ferite da cecchino dirette alla testa e al petto. Non sono soldati, sono bambini". Secondo il ministero della Sanità di Gaza, i minori rappresentano la maggioranza delle vittime del conflitto e più di un bimbo su 3 è stato colpito nell'assalto israeliano. Le vittime, solo da ottobre ad oggi, sono state circa 32.000.
La maggioranza delle piccole vittime viene registrata nei bombardamenti israeliani sui quartieri residenziali. In alcuni casi, i raid sterminano intere famiglie. Secondo i medici intervenuti negli ospedali palestinesi, sono tantissimi i bambini e gli anziani che diventano invece target dei cecchini che "sparano per divertimento". Per chi ha cercato di salvare loro la vita, infatti, i bimbi sarebbero stati presi di mira direttamente dalle truppe israeliane.
Anche le Nazioni Unite a metà febbraio hanno puntato il dito contro l'Idf, accusandolo di aver preso in più occasioni di mira la popolazione palestinese. Secondo i funzionari delle Nazioni Unite, l'esercito israeliano avrebbe colpito i civili mentre cercavano rifugio in attacchi deliberati e violentissimi.
I familiari di molti bambini poi portati in ospedale hanno confermato questa versione dei fatti, sostenendo di essere stati sparati anche mentre sventolavano fazzoletti bianchi. Haaretz ha riferito che Israele spara regolarmente sui civili nelle aree che i suoi militari hanno dichiarato “zona di combattimento”.
L'Idf ha respinto categoricamente le accuse, sostenendo di prendere di mira "solo le minacce terroristiche", anche con l'ausilio dei cecchini. Una versione dei fatti però smentita dal racconto di molti dottori (anche stranieri) che in queste settimane hanno lavorato per i palestinesi di Gaza. "Molte persone – hanno raccontato i medici – hanno cercato di rientrare nelle loro case quando l'esercito si è allontanato dalla zona. Non c'erano sparatorie, ma i bambini sono stati presi di mira deliberatamente dai cecchini. Nessun altro adulto in quel momento è finito in ospedale".
Secondo la Mezzaluna Rossa Palestinese, i casi di attacchi deliberati contro i bambini sono in continuo aumento. Alcuni, riferisce l'organizzazione umanitaria, vengono uccisi dai cecchini mentre giocano in strada con fratellini, cugini o amichetti. In più di un caso, hanno ribadito i volontari, i bimbi sono stati uccisi con un unico colpo sparato da droni "mai visti prima nei combattimenti a Gaza". Si tratta di quadricotteri, hanno sottolineato dalla Mezzaluna Rossa, dotati di pistola, telecamera e altoparlante. Questi droni, dunque, sono in grado di sorvolare i loro bersagli e osservarli mentre si muovono. Con l'ausilio di queste tecnologie, i civili potrebbero essere maggiormente tutelati, ma nel caso dell'attacco alla Striscia di Gaza diventano i principali obiettivi dell'esercito.
"Alcune volte – ha raccontato al Guardian uno dei civili negli ospedali – questi droni arrivavano in gruppi, ci chiedevano di sgomberare un'area e poi sorvolavano la zona". In questo modo, secondo i medici, l'Idf avrebbe puntato le piccole vittime prima di ucciderle.
Per il premier israeliano, però, le accuse contro l'Idf sono "senza fondamenta". Secondo Netanyahu, le truppe israeliane sarebbero parte "dell'esercito con più morale al mondo", guidato da una dottrina di "purezza delle armi" che "non permette ai militari di fare del male ai civili non coinvolti nel conflitto".