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Scontri in Nigeria tra esercito e Boko Haram: quasi 200 morti

I corpi di almeno 185 persone sono stati trovati venerdì scorso dopo gli scontri avvenuti nel nord-est del Paese tra l’esercito e gli estremisti islamici di Boko Haram. Tra le vittime potrebbero esserci anche molti civili.
A cura di Susanna Picone
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I corpi di almeno 185 persone sono stati trovati venerdì scorso dopo gli scontri avvenuti nel nordest del Paese tra l’esercito e gli estremisti islamici di Boko Haram. Tra le vittime potrebbero esserci anche molti civili.

Quasi 200 persone, con precisione sarebbero 185 i corpi ritrovati nella zona di Baga, sono rimaste uccise venerdì scorso in Nigeria, negli scontri violenti che si sono registrati nel nord-est del Paese tra l’esercito e gli estremisti islamici di Boko Haram. I media locali che citano fonti governative riservate parlano di vittime non solo tra i soldati e tra i guerriglieri ma anche tra i civili. In particolare i militari hanno riferito che “quelli di Boko Haram hanno utilizzato i civili come scudi umani” mentre i residenti hanno affermato che “i soldati hanno dato fuoco volontariamente alle case”. Molte persone, abitanti della zona, sarebbero dunque morte tra le fiamme. Impossibile, per questo motivo, riconoscere molti corpi trovati senza vita quando gli ufficiali del governo si sono recati sul posto.

Dal 2009 tremila vittime – La popolazione è stata costretta, durante gli scontri durati molte ore, a rifugiarsi nelle boscaglie che circondano la comunità sul lago Ciad. Tutto sarebbe cominciato dopo che le forze regolari hanno circondato una moschea nella quale riteneva fossero rifugiati alcuni estremisti. Dal 2009 gli scontri con Boko Haram nel centro e nel nord della Nigeria hanno provocato almeno tremila vittime. E queste ultime violenze si registrano a pochi giorni dalla decisione del presidente Goodluck Jonathan di convocare una commissione di 26 membri per aprire un dialogo con gli islamici. All’organismo era stato affidato il compito di sviluppare un quadro per la concessione dell’amnistia e di trattare per un disarmo entro 60 giorni.

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