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Scontri in Libia: il regime strappa Zawiya ai ribelli

Continuano gli scontri in Libia: il regime ha strappato la città di Zawiya ai ribelli, facendo morti e prigionieri. Intanto a Tripoli si manifesta contro Gheddafi.
A cura di Alfonso Biondi
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Scontri in Libia

Non c'è un attimo di pace in Libia. Nelle ultime ore si stanno registrando scontri anche nella capitale Tripoli: dopo la consueta preghiera del venerdì, centinaia di persone stanno infatti manifestando contro Mu'ammar Gheddafi nel quartiere Tajoura.

Alcuni testimoni riferiscono che nel quartiere le forze di polizia hanno sparato sulla folla, cercando di mettere in fuga i manifestanti anche con gas lacrimogeni. In queste ore le strade della capitale sembrano nascondere molte insidie: oggi, infatti, le autorità libiche non permettono ai giornalisti stranieri di abbandonare gli alberghi in cui sono ospitati, a meno che non abbiano uno speciale permesso. L'hotel Rixos, ad esempio, ospita ben 130 giornalisti stranieri, giornalisti i cui movimenti sono ben monitorati dal governo libico.

Nel frattempo continuano gli scontri tra il regime e i ribelli per guadagnare terreno. Le forze del rais, in base alle ultime notizie che ci giungono, si sono impadronite della di Zawiya, una città a circa 60 km da Tripoli. Dopo un duro scontro, Hussein Darbuk, referente degli insorti in quella zona, e il suo vice sono stati uccisi, mentre molti loro commilitoni sono stati arrestati. L'accaduto, però, non induce i ribelli ad indietreggiare. Il leader del Consiglio dei ribelli libici Abdel Jalil, ad Al Bayda, ai sostenitori della rivolta ha detto "Vittoria o morte: non ci fermeremo finché non avremo liberato questo Paese". E i ribelli che lo ascoltavano hanno invocato una battaglia decisiva a Tripoli.

Usciamo un attimo fuori dalla Libia. Dopo le dichiarazioni di Obama che si è detto pronto ad intervenire, l'Interpol, l'organizzazione internazionale della polizia criminale, ha diffuso alle polizie mondiali un'allerta su Gheddafi e su altre 15 persone di nazionalità libica a lui solidali: ciò per facilitare l'applicazione delle sanzioni dell'Onu. Oggi, inoltre, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite di Ginevra, si è espresso in questo modo sugli accadimenti libici:

La violenza contro il popolo libico è inaccettabile. Il colonnello Gheddafi deve fermare ogni azione militare diretta contro il suo proprio popolo. Lo scontento popolare, ovunque si manifesti deve essere affrontato attraverso gli strumenti del dialogo e la buona volontà politica. I diritti umani sono tuttora minacciati.

E la tensione continua a salire.

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