Scontri in Kazakistan, l’ordine del presidente Tokayev all’esercito: “Sparate e uccidete i manifestanti”
"Ho dato ordine all'esercito e alle forze di sicurezza di aprire il fuoco e uccidere i manifestanti. I paesi esteri ci chiedono di intavolare un dialogo: si tratta di richieste senza senso, non c'è possibilità di negoziazione né di pace con criminali e assassini. L'unica soluzione è annientarli e accadrà molto presto". Sono queste le parole pronunciate dal presidente del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev che ha dato così ordine all'esercito di sparare ai manifestanti per ucciderli, così da sedare le proteste che da domenica hanno messo a ferro e fuoco il Kazakistan. Un bilancio già drammatico quello con cui deve fare i conti il governo dell'ex repubblica sovietica: 18 militari e 26 manifestanti sono rimasti uccisi mentre più di 3mila persone sono state arrestate.
Da mercoledì e fino al 19 gennaio lo stesso presidente ha dichiarato lo stato di emergenza nel Paese he sta affrontando la più grande crisi civile degli ultimi anni, iniziata quando alcuni manifestanti hanno riempito le strade di Almaty, la capitale economica del Kazakistan, per protestare contro l'aumento del carburante. In pochi giorni però i cortei si sono trasformati in assalti ai palazzi governativi e alle principali arterie della città, ed è iniziata così la repressione violenta da parte dell'esercito e delle forze di sicurezza che va avanti tutt'ora. Intanto in tutto il Paese continua il blocco di Internet, cosa che rende difficile la comunicazione con chi è lì in questo momento. In un discorso fatto alla nazione questa mattina, il presidente Tokayev ha rassicurato tutti dicendo che la situazione si è "stabilizzata" ad Almaty grazie all"l'introduzione dello stato di emergenza che sta dando risultati". "Ma i terroristi continuano a danneggiare la proprietà statale e privata e ad usare armi contro i cittadini – ha continuato Tokayev – per questo ho dato l'ordine alle forze dell'ordine e all'esercito di aprire il fuoco per uccidere senza preavviso".
Secondo il presidente, che ha richiesto l'intervento delle forze armate russe lanciando un appello al presidente Putin, gli scontri sono frutto di un attacco criminale ben organizzato da parte di nemici del Kazakistan che effettuano "attacchi terroristici" e sono "specialisti addestrati al sabotaggio ideologico, che usano abilmente la disinformazione o i "falsi" e sono in grado di manipolare le persone". Ma il racconto delle migliaia di manifestanti che da giorni sono in strada è assai diverso: "Noi non siamo né delinquenti né terroristi – ha spiegato una donna alla Cnn – l'unica cosa che fiorisce qui è la corruzione". Ed è della corruzione, dello scarso tenore di vita, della povertà e della disoccupazione che parlano i manifestanti che mercoledì hanno bloccato l'aeroporto di Almaty, hanno fatto irruzione negli edifici governativi e hanno dato fuoco all'ufficio del sindaco.