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Scontri e violenze in Turchia, parlano gli studenti arrestati: “Torturati e molestati dalla polizia”

Le forze dell’ordine sono intervenute come se dovessero sedare un attacco terroristico, ma gli studenti e i docenti erano tutti disarmati e stavano esercitando i loro diritti costituzionali”: ecco le prime testimonianze degli studenti turchi rilasciati in seguito alle proteste che stanno divampando in Turchia. In queste ore, le manifestazioni contro il Rettorato fiduciario sembrano trasformarsi in una rivolta più ampia che vede schierate le forze dell’ordine in tenuta antisommossa da una parte e gli studenti disarmati dall’altra.
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In Turchia non si ferma l'escalation di violenze che dal primo gennaio 2021 vedono opposte le forze dell'ordine e migliaia di studenti e docenti universitari. Le prime proteste erano scoppiate in seguito alla nomina di un Rettore fiduciario vicino al partito del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan presso l'Università del Bosforo di Istanbul Melih Bulu, ma la vicenda sta diventando più seria di ora in ora, fino a trascendere la questione universitaria. Se il casus belli è stato il rifiuto di alunni e docenti di accettare Rettori universitari scelti dal governo e non eletti democraticamente, ora il conflitto interno potrebbe andare molto più lontano, sino forse a replicare i drammatici eventi di Gezi Park del 2013, quando persero la vita 11 persone e a migliaia rimasero ferite.

Da protesta studentesca a guerriglia urbana

Nelle scorse settimane erano stati arrestati 4 studenti LGBT dell'Università del Bosforo dove era stata esposta un'opera d'arte che inneggiava alla libertà di espressione e ritraeva una donna, un serpente e la Mecca. Il Rettore fiduciario e gli esponenti musulmani vicini al partito di Erdogan si sono scagliati contro la rappresentazione "blasfema", accusando i giovani di offesa alla morale religiosa. Le proteste degli studenti di tutta Istanbul si sono intensificate in seguito all'arresto dei 4 ragazzi LGBT, che dall'aula del tribunale hanno lanciato l'hashtag #ORASTAAVOI, esortando i compagni turchi a proseguire le proteste contro la repressione della libertà di espressione dentro e fuori le Università turche.

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La vicenda avrebbe potuto terminare così. Invece la rabbia tanto degli studenti quanto dei docenti è montata, comportando nuove proteste e nuovi arresti fino alla giornata cruciale di lunedì 1 febbraio 2021. Durante un sit-in presso l'Università di Istanbul, è avvenuta una prima retata della polizia in assetto antisommossa. Alla fine della giornata, si erano registrati 159 arresti, per la maggior parte di studenti universitari. "Le forze dell'ordine sono intervenute come se avessero dovuto sedare un attacco terroristico, ma gli studenti e i docenti erano tutti disarmati e stavano esercitando i loro diritti costituzionali", racconta Umut, un ragazzo di 22 anni arrestato proprio in quell'occasione e rilasciato dopo 12 ore. "La polizia ha adoperato contro di noi una violenza spietata e ingiustificata", continua. A confermare le parole di Umut c'è anche la testimonianza di un altro ragazzo poco più che ventenne, Havin, studente LGBT presso l'Università di Istanbul. Havin è stato arrestato durante la prima ondata di violenze della polizia, il 6 gennaio scorso, insieme a uno dei suoi coinquilini, un ragazzo transgender. Rilasciato dopo 2 giorni e 3 notti in cella in cui ha osservato lo sciopero della fame e della sete, Havin racconta di gravi episodi di violenze e molestie sessuali da parte delle forze dell'ordine:

"Sono arrivati a casa mia alle 6 di mattina, erano armati e ci hanno minacciato. Poi ci hanno picchiati e sbattuti violentemente contro il muro. Visto che sapevano che sono un ragazzo omosessuale, mi hanno deriso e mi hanno chiamato fr***o. Poi ci hanno ammanettati e hanno continuato a picchiarci anche per le scale, mentre portavano me e il mio coinquilino in questura. Ho temuto che ci uccidessero". Testimonia ancora Havin, che ora si trova a casa sua ma teme per la sua incolumità.

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