Scontri a Beirut, pietre e lacrimogeni tra manifestanti e polizia: incendio vicino al Parlamento
Non si placa la rabbia a Beirut, dove si registrano nuovi scontri, con i manifestanti che hanno provato a raggiungere il Parlamento. I manifestanti hanno lanciato pietre contro gli agenti, che hanno risposto con proiettili di gomma e gas lacrimogeni. Un incendio è scoppiato all'ingresso della piazza del Parlamento. Anche ieri la folla era scesa in piazza dopo la tragica esplosione di martedì nel porto di Beirut in cui sono morte 159 persone e altre 6.000 sono rimaste ferite. Diversi ministeri erano stati assaltati con un bilancio pesate di centinaia di feriti.
Due ministri si dimettono dopo le esplosioni a Beirut
Si registra intanto un nuovo addio nel governo libanese: il ministro dell'ambiente ha annunciato nelle ultime ore le sue dimissioni. "Alla luce dell'enorme catastrofe ho deciso di rassegnare le dimissioni dal governo", ha affermato in un comunicato Damianos Kattar, dicendo di aver perso la speranza in un "regime sterile che ha fallito diverse opportunità". Solo questa mattina aveva annunciato le dimissioni la ministra dell'Informazione, Manal Abdul Samad. Sono queste le prime due dimissioni nell'esecutivo del primo ministro Hassan Diab dopo i fatti di martedì.
Onu: servono 117 milioni di dollari in tre mesi
Al Libano serviranno 117 milioni di dollari nei prossimi tre mesi per rispondere alla crisi generata dalla devastante esplosione avvenuta a Beirut. Lo ha stabilito l'Onu in una bozza dell'Emergency response framework (Efr). Serviranno subito 66,3 milioni di dollari da elargire alle strutture sanitarie che hanno accolto i feriti, ai rifugi di emergenza per chi è rimasto senza casa, alle organizzazioni che si occupano di distribuire il cibo e a quelle che gestiscono la prevenzione e l'ulteriore diffusione della pandemia di Coronavirus. Nella fase 2 dovranno essere stanziati 50,6 milioni di dollari per ricostruire infrastrutture pubbliche ma anche case e per prevenire la diffusione di malattie. Secondo l’Onu almeno 15 strutture sanitarie, inclusi tre grandi ospedali, sono stati gravemente danneggiati nell'esplosione e oltre 120 scuole potrebbe chiudere privando delle lezioni circa 55.000 bambini.