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Scomparso da venti giorni Domenico Quirico, inviato de La Stampa in Siria

E’ partito il 5 aprile, entrando nel territorio siriano dal confine libanese. Le ultime notizie risalgono a 20 giorni fa e La Stampa ha deciso solo ora di comunicarlo pubblicamente. Si resta appigliati alla speranza del suo modo di lavorare, immerso nei territori che visitava e tra gli autoctoni.
A cura di Redazione
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Domenico Quirico, giornalista de La Stampa, inviato in zone di guerra, non dà più notizie di sé da quasi venti giorni, dopo essere partito per la Siria passando attraverso il confine con il Libano. Ne dà notizia proprio la redazione del giornale diretto da Mario Calabresi, dopo aver atteso diversi giorni, in assoluto accordo con la famiglia del giornalista e l'Unità di crisi della Farnesina. Solo oggi si è capito potesse essere utile comunicare pubblicamente la preoccupazione per l'assenza di aggiornamenti da parte del cronista. La stessa redazione ci tiene a precisare che sia prassi, per il collega, agire in questo modo, ovvero dare tracce di sé a intervalli di giorni di distanza, motivata dalla sua volontà di immergersi totalmente tra la gente delle zone che visita, non dare troppo nell'occhio, scrutare quanto accade come fosse un autoctono. E' partito con l'intenzione di raccontare una guerra che sta sempre più passando sotto silenzio e si sta allontanando dalle prime pagine dei giornali. Addirittura, qualche anno fa, ha viaggiato sino a Lampedusa su un barcone di immigrati.

E' partito il 5 aprile, così comunica la redazione, dando notizie sino a quattro giorni dopo la partenza, quando aveva comunicato che avrebbe tenuto spenti i suoi sistemi di collegamento satellitare, così da non dare nell'occhio. In passato Quirico era già stato protagonista di prevedibili inconvenienti in zone come quelle che abitualmente prova a raccontare. Precisamente nell’agosto 2011, nel tentativo di arrivare a Tripoli veniva rapito insieme ai colleghi del Corriere della Sera Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina e di Avvenire Claudio Monaci. Nel sequestro veniva ucciso il loro autista e solo dopo due giorni drammatici venivano liberati. Chiaramente la redazione del giornale resta attaccata alla speranza che si tratti esclusivamente di un silenzio dovuto all'impossibilità di attivare i propri sistemi di collegamento.

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