Scarcerato il consulente egiziano della famiglia Regeni: “Sono stato picchiato in carcere”
Ahmed Abdallah, il consulente legale egiziano della famiglia di Giulio Regeni, è stato liberato dopo una detenzione lunga quasi cinque mesi e cominciata il 25 aprile scorso. L'uomo, al vertice della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecfr), era stato sottoposto a una procedura di fermo rinnovata di mese in mese con l'accusa di attività sovversiva e partecipazione a manifestazione non autorizzata, quella contro la cessione ai sauditi delle isole Turan e Sanafir. In realtà, tuttavia, è assai probabile che sia stato incarcerato esclusivamente per il suo impegno nella ricerca della verità sull'omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore friulano trovato morto lungo una strada de Il Cairo il 3 febbraio scorso.
Intervistato da La Stampa, Ahmed Abdallah ha raccontato i dettagli della sua detenzione e rivelato, ancora una volta, le violenze perpetrate dai carcerieri egiziani: "Ho avuto fortissime pressioni psicologiche e per settimane ho condiviso una cella di pochissimi metri quadrati con altre 13 persone. Mi hanno picchiato una sola volta, un mese fa, quando volevano che consegnassi loro il mio iPhone. Sapevano che ne avevo uno e lo nascondevo, colpivano duro sulle spalle, ma non hanno ottenuto nulla. Poi di colpo, la settimana scorsa, mi hanno trasferito in isolamento, stavo seduto sul pavimento, non avevo nulla tranne una t-shirt. E li, altrettanto a sorpresa, mi hanno annunciato che mi liberavano".
Il presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà è convinto che il suo arresto abbia motivazioni esclusivamente politiche: "Mi hanno preso per Regeni. I poliziotti dell’ultima prigione in cui sono stato in isolamento non sapevano neppure cosa facessi o di cosa fossi presidente, menzionavano solo Regeni, esattamente come i talk show sul caso sulle tv governative". Nei quasi cinque mesi dietro le sbarre Abdallah è stato interrogato più volte: "Mi facevano sempre la stessa domanda, volevano sapere cosa avessi a che fare con Regeni, dicevano che la mia relazione con lui faceva di me un soggetto pericoloso. Ma io non gli ho mai risposto, nulla".