Scandalo pedofilia in Cile: Papa Francesco accetta le dimissioni dei primi tre vescovi
Svolta storica nella chiesa cattolica cilena. Papa Francesco ha infatti accettato la rinuncia alla guida pastorale delle proprie diocesi di tre vescovi del paese sudamericano, tra i quali anche il vescovo di Osorno Juan de la Cruz Barros Madrid, 62 anni, accusato di aver coperto le malefatte di don Fernando Karadima, il sacerdote riconosciuto colpevole dalla Chiesa di abusi sessuali nei confronti di minori.
La decisione arriva a poche settimane dall'incontro convocato a Roma da Papa Francesco al quale avevano preso parte i vescovi cileni (27 ordinari e 7 ausiliari), che in massa avevano rassegnato le dimissioni. Il Pontefice argentino oggi ha accettato le prime tre. Il Papa, ha spiegato in una nota la sala stampa vaticana, ha infatti "accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Puerto Montt presentata dall’arcivescovo Cristián Caro Cordero, nominando amministratore apostolico padre Ricardo Basilio Morales Galindo, ha accettato la rinuncia di Gonzalo Duarte García de Cortázar a Valparaiso, nominando amministratore apostolico mons. Pedro Mario Ossandón Buljevic, attualmente ausiliare di Santiago de Chile, ed ha accettato la rinuncia del noto Vescovo di Osorno, Juan de la Cruz Barros Madrid, nominando amministratore apostolico un altro ausiliare di Santiago, Jorge Enrique Conchua Cayuqueo".
Lo scandalo della chiesa cilena era esploso nel 2011 intorno alla figura di padre Fernando Karadima, oggi ottuagenario, carismatico prete dell’alta società della capitale cilena all’epoca della dittatura di Augusto Pinochet con buoni rapporti in Vaticano nella cerchia wojtyliana. Sette anni fa il religioso è stato condannato dalla congregazione vaticana per la Dottrina della fede per violenze sessuali sui minori. Alcune vittime hanno accusato dei vescovi cileni di aver coperto le loro denunce: nel mirino in particolare era finito Juan Barros, attuale vescovo di Osorno. Papa Francesco l'ha inizialmente difeso dalle accuse, salvo cambiare idea negli ultimi mesi e inviare in Cile per indagare monsignor Charles Scicluna, per poi scrivere una lettera ai vescovi cileni lo scorso otto aprile e ammettere “gravi errori di valutazione e percezione”. Nela missiva Bergoglio annunciava che avrebbe ricevuto a Roma alcune vittime di Karadima per chiedere loro perdono, convocando la conferenza episcopale cilena a Roma per “dialogare sulle conclusioni” dell’indagine di Scicluna. A maggio i vescovi cileni, dopo tre giorni di incontri col Pontefice, hanno rassegnato le dimissioni nelle sue mani. Oggi il Papa ha accettato la rinuncia dei primi tre.