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Scandalo DecorMyEyes: quali sono le responsabilità di Google?

Tra i mille problemi che attanagliano il colosso di Mountian View, recentemente messo sotto inchiesta dall’Unione Europea per abuso di posizione dominante e alle prese…
A cura di Anna Coluccino
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Tra i mille problemi che attanagliano il colosso di Mountian View, recentemente messo sotto inchiesta dall'Unione Europea per abuso di posizione dominante e alle prese con la possibile acquisizione di Groupon per 6 miliardi di dollari, spunta un altro caso, segnalato qualche giorno fa dalle pagine del New York Times e che ha fatto il giro del mondo in poche ore, raccogliendo reazioni di sgomento.

Si tratta dello scandalo DecorMyEyes, un'azienda di nessuna affidabilità salita al top del ranking nelle ricerche Google grazie alla sua fama negativa. In sostanza, vince il motto "che si parli bene o male purché se ne parli"; è così che finora ha ragionato l'algoritmo di BigG, non distinguendo tra feedback negativi e positivi, e portando in auge un'azienda gestita da un vero proprio criminale.

Proviamo a riassumere i fatti:

Tutto esplode lo scorso 26 novembre con un'intervista rilasciata al NYT da parte della signora Clarabelle Rodriguez. La donna racconta di aver cercato su Google la sua marca di occhiali preferita e di aver cliccato sul primo link risultante dalla ricerca, quello immediatamente successivo ai link sponsorizzati. Il sito in questione è, per l'appunto,  DecorMyEyes.com, ed è qui che la signora Rodriguez effettua l'acquisto di lenti e montatura, spendendo ben 361.97 dollari.

Il giorno dopo viene contattata da tal Tony Russo che le comunica, piuttosto bruscamente, l'esaurimento delle lenti da lei richieste, invitandola a scegliere un'altra marca. La donna si rifiuta di scegliere un'altra marca e chiede il rimborso. L'uomo la maltratta e la questione resta insoluta. Nonostante ciò, la signora Rodriguez riceve i suoi occhiali due giorni dopo, ma sia le montatura che le lenti risultano essere dei falsi e, come se non bastasse, la cifra addebitatale è di 487 dollari. Richiama perciò il signor Russo, dicendo di voler essere rimborsata e sottolineando che bloccherà il pagamento e lo contesterà.

Da allora, la donna ha vissuto in un incubo: minacce di ripercussioni legali, lettere minatorie, telefonate ad ogni ora del giorno della notte, minacce di stupro, email contenenti foto che ritraevano la facciata dell'immobile il cui vive. Insomma, una situazione da panico, al limite del paradossale.

Si scoprirà poi, che la DecorMyEyes era stata più volte segnalata come azienda criminale e la storia della signora Rodriguez si è rivelata essere una delle tante. Il punto oscuro, però, è che per l'algoritmo Google più si parlava male dell'azienda in questione, più essa meritava di avanzare nelle ricerche, avendo così la possibilità di frodare sempre più persone.

Il tutto diventa a dir poco oltraggioso quando, cercando in rete, il giornalista del NYT David Segal si imbatte nel commento che stesso Tony Russo (altrimenti noto come Stanley Bolds) ha inserito all'interno di un post che attaccava la DecorMyEyes:

"Salve, io sono Stanley della DecorMyEyes.com, volevo solo farvi sapere che più repliche postate, più le mie vendite e i miei affari si innalzano. Il mio obiettivo è la pubblicità negativa".

Sembra quindi che il cybercriminale in questione avesse ben chiaro il funzionamento dell'algoritmo di Google e che lo abbia sfruttato a suo vantaggio. Il tuo atteggiamento minatorio, quindi, era teso ad ottenere pubblicità negativa e, quindi, maggiori contatti da parte di clienti. Al momento non è dato sapere se il signor Russo/Bolds possa, o meno, essere incriminato. Noi ci auguriamo di sì.

Intanto, il problema di Google è molto semplice: com'è possibile  che la compagnia di Mountain View non tenga conto della qualità dei risultati che propone e non si preoccupi di non avvantaggiare aziende con scopi criminali?

Quando questa storia è venuta alla luce, Google si è ovviamente industriata al fine di ottenere un algoritmo che tenesse conto dei cattivi affari e dei feedback negativi, e proprio oggi ha annunciato l'impiego di un nuovo sistema che risolverà la questione sollevata dal New York Times.

Ecco cosa si legge nel blog di Google:

"L‘algoritmo che abbiamo incorporato nei nostri search rankings rappresenta un'iniziale soluzione al problema. Gli utenti Google potranno così godere di prestazioni migliori rispetto ai risultati di ricerca".

L'ultimo problema che resta da risolvere, a questo punto, è il seguente: quali altre pericolose penetrabilità si nascondono nell'algoritmo di Google? Siamo certi che i criminali non riescano ad eludere le modifiche apportate per continuare a sfruttare i criteri di indicizzazione a loro vantaggio?

Staremo a vedere. Nel frattempo: occhi aperti.

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