Sassi contro infermieri che fanno i test e proteste, ultra ortodossi contro quarantena in Israele
Sassaiole contro gli infermieri chiamati a raccogliere i tamponi per il test sul coronavirus, blocco delle strade e resistenze alla quarantena, sono le scene che si stanno vivendo in alcune zone di Israele dove alcuni gruppi di ultraortodossi stanno protestando contro le misure restrittive anti-contagio imposte dal governo locale. L’episodio più grave nei giorni scorsi nel quartiere Mea She’arim a Gerusalemme dove alcuni studenti delle scuole religiose si sono scagliati contro gli infermieri scesi dall’ambulanza per fare i tamponi. Una situazione grave visto che proprio le aree dove vivono in maggioranza le famiglie ultraortodosse ad oggi appaiono quelle più colpite dal contagio.
Gli ultraortodossi infatti non accettano di buon grado la quarantena obbligatoria imposta in tutto il Paese e continuano la loro vita sociale e soprattutto religiosa dando vita momenti di riunione a cui partecipano decine di persone e che si rivelano possibili fonti di contagio estreme. In effetti, secondo il ministero della Salute, a parte Gerusalemme, dove si registrano poco più di mille casi, la città più colpita è quella di Bnei Brak, località abitata dagli ultra ortodossi che confina con Tel Aviv e che fa registrare ben 966 casi.
L’area, abitata dagli ultraortodossi (haredi), che in diversi casi non rispettano le restrizioni, è diventata un vero e proprio focolaio di covid-19 che ha spinto il governo a prendere provvedimenti urgenti. Bnei Brak infatti questa mattina è stata circondata e posta in isolamento dalla polizia per arginare la diffusione del contagio mentre il ministro dell'Interno, Aryeh Deri, e il ministro della Difesa, Naftali Bennett, hanno annunciano l'intenzione di trasferire anche con la forza i circa 4.500 anziani residenti sul posto negli hotel per impedire loro di contrarre il coronavirus.
In Israele intanto il numero di persone decedute per coronavirus è salito a 37 mentre i contagi totali hanno superato quota settemila con un incremento di 173 casi nelle ultime 24 ore. Il problema maggiore è consentire al sistema sanitario di reggere visto che ad ogni circa 170 contagiati sono ricoverati in rianimazione. Nel Paese anche il primo ministro Benjamin Netanyahu, e alcuni alti funzionari entreranno in quarantena dopo che il ministro della Salute, Yaakov Litzman, è risultato positivo al coronavirus. In quarantena anche il responsabile del Mistero della sanità incaricato di gestire l’emergenza e secondo quanto riferito dai media israeliani, anche il direttore del Mossad, Yossi Cohen,