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Sangue in Daghestan: 19 morti, tra cui un prete decapitato. “Dietro l’attacco terroristico c’è l’Isis”

Sale il bilancio delle vittime del doppio assalto armato avvenuto nelle due principali città della Repubblica russa: Derbent, sul Mar Caspio, e Makhachkala, il capoluogo. L’Istituto per lo studio della guerra: “Dietro l’attacco c’è l’Isis-K”, che a marzo aveva già colpito a Mosca.
A cura di Biagio Chiariello
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L'attacco alla sinagoga a Derbent
L'attacco alla sinagoga a Derbent

Sangue in Daghestan. Nella giornata di ieri, domenica 23 giugno due differenti gruppi di uomini armati hanno preso di mira le due principali città della Repubblica russa più meridionale: Derbent, sul Mar Caspio, e Makhachkala, il capoluogo.

“Gli attacchi hanno preso di mira due chiese ortodosse, una sinagoga e un posto di blocco della polizia”, ha affermato il Comitato antiterrorismo russo (Nac), citato dall’agenzia Ria Novosti. I morti sono 19, almeno 25 i feriti. Tra le vittime anche padre Nikolaj, il parroco della chiesa ortodossa della città costiera nel Caucaso russo. Sarebbe stato ‘decapitato' o ‘sgozzato' secondo alcune fonti non confermate.

Lo stesso Nac in mattinata ha fatto sapere che l'operazione antiterrorismo in Daghestan è terminata "in connessione con l'eliminazione delle minacce alla vita e alla salute dei cittadini". “Il regime legale dell'operazione antiterrorismo all'interno dei confini amministrativi di Makhachkala e Derbent della Repubblica del Daghestan sono stati cancellati”, si legge nel messaggio.

“Sei uomini armati sono stati uccisi. Ulteriori azioni operative di ricerca e investigative continueranno fino a quando non verranno scoperti tutti i partecipanti alle cellule dormienti, che sicuramente sono state preparate soprattutto dall'estero”, ha detto il governatore del Daghestan, Sergey Melikov, citato dalla russa Tass. “La situazione dopo gli attacchi avvenuti a Makhachkala e Derbent è ora sotto il controllo delle autorità e delle forze dell'ordine”, ha aggiunto Melikov.

In tutto il Daghestan intanto è stato proclamato lo "stato di emergenza". L'Istituto per lo studio della guerra (Isw) è convinto che ad armare gli attentatori sia stato l’Isis. Inizialmente dalla Russia era stata avanzata l'ipotesi secondo cui ci sarebbero l'Ucraina (e la Nato) dietro l'atto terroristico.

L'Isw ha fatto notare che dopo il duplice attacco la cellula russa dell'Isis-K (che a marzo aveva colpito la Crocus City Hall di Mosca) Al-Azaim Media, ha diramato un comunicato ufficiale nel quale ringraziava i “fratelli del Caucaso" per aver "dimostrato le loro capacità".

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