Samantha Cristoforetti, Futura e la centralità russa nella nuova corsa allo spazio
Samantha Cristiforetti, prima donna italiana ad andare nello spazio, parla correntemente quattro lingue straniere: inglese, francese, tedesco e russo. E se le prime tre potrebbero rientrare tranquillamente nel profilo di altissima specializzazione del Capitano dell'Aeronautica militare italiana, in forza presso il 51° stormo cacciabombardieri di Istrana, il quarto idioma rappresenta una vera e propria peculiarità, vista la complessità e la nota osticità della lingua di Puškin e Lermontov. Il Capitano Cristoforetti, così come il suo collega astronauta Luca Parmitano e tutti i componenti presenti e futuri della Stazione spaziale orbitante (d'ora in poi solo Iss, ovvero International space station), ha dovuto imparare – prima che voluto s'intende – il russo per un motivo molto semplice: dal 2011 la Roscomos, ovvero l'agenzia spaziale del Cremlino, è l'unico ente internazionale capace di trasportare astronauti e cosmonauti dalla Terra alla Iss. La Cristoforetti, così come tutti i suoi colleghi della Nasa americana ed europei dell'Esa, ha dunque dovuto imparare il russo per poter iniziare la sua missione scientifica “Futura”. Dalle lunghissime sessioni di addestramento nella Città delle Stelle vicino Mosca alla comprensione ed identificazione della strumentazione di bordo presente nella Sojuz TMA-15 ai rapporti con il controllo missione, passando per la lettura dei dati di telemetria e le istruzioni in caso di necessità. Sulla Sojuz (che in italiano si legge: Sàjusz, ndt) tutto è in russo, comunicazioni comprese. Ed è singolare che nell'epoca in cui l'inglese domina gli scambi e le comunicazioni modiali, il russo continui a giocare un ruolo di primaria importanza in uno dei settori più avanzati e redditizi dell'intero comparto industriale e tecnologico.
La centralità russa nella corsa spaziale
Questo accade perché dal 2011 la Nasa ha deciso di chiudere il programma STS (ovvero Space transportation system) noto più semplicemente col nome di Space Shuttle non rimpiazzandolo, fino ad oggi, con una navicella alternativa e lasciando così l'intero settore dello Human space flight (ovvero l'esplorazione umana dello spazio) sguarnito di un sistema di trasporto. Da tre anni ad oggi la Russia e il suo comparto spaziale, definito per molti anni desueto e poco affidabile, ha involontariamente monopolizzato l'intero settore avendo il potere di fare, evidentemente, il bello ed il cattivo tempo. Se, infatti, il Cremlino dovesse decidere di interrompere improvvisamente i lanci dal cosmodromo di Baikonur, località che si trova in Kazachstan, la stazione orbitante si troverebbe di punto in bianco senza la possibilità di poter alternare il personale (presenti anche gli astronauti giapponesi della Jaxa) con conseguenze esecrabili sia per il programma di ricerca scientifica portato avanti da anni e su temi di grandissima importanza per la vita umana, che soprattutto per le sorti del personale eventualmente rimasto a bordo della Iss. Tutto ciò, ovviamente, non è mai avvenuto e la Russia non ha mai utilizzato l'arma diplomatica nelle sue mani come contromisura alle sanzioni imposte dall'Occidente, Stati Uniti in testa. Ma le frizioni con Washington, iniziate in primavera, hanno gelato i rapporti tra i due paesi, portano alla rottura formale delle collaborazioni tra il Cremlino e la Casa Bianca.
“A causa delle violazioni russe dell'unità nazionale e della sovranità ucraina, il governo degli Stati Uniti determina che tutti i contatti tra la Nasa e i rappresentanti del governo russo dovranno essere sospesi, fino a nuovo ordine”, ha comunicato alcune settimane fa Michael F. O'Brien (componente del consiglio d'amministrazione della Nasa), contestualizzato così le sanzioni Usa imposte a Mosca. I provvedimenti voluti dai governi occidentali per colpire il governo guidato da Vladimir Vladimirovič Putin non potevano non toccare il settore spaziale, considerato vitale dal punto di vista economico per molti stati. “Al momento – continua il comunicato –, solo le operazioni legate alla Stazione spaziale internazionale rappresentano un'eccezione. Inoltre gli incontri internazionali in cui le rappresentanze russe potrebbero partecipare non sono preclusi”. Ed è proprio qui che nasce “l'intoppo” per gli Stati Uniti, vista la dipendenza occidentale dal trasporto moscovita. “La Nasa e la Roscosmos – si legge in una nota della Nasa rilasciata in esclusiva a Fanpage –, continueranno a lavorare insieme per proseguire l'esplorazione pacifica dello spazio. Non riteniamo che le tensioni tra Russia ed Ucraina potranno avere un impatto sulle nostre collaborazioni di lunga durata. Non crediamo, che le tensioni (lett: la situazione) possano avere alcun impatto sulla cooperazione di lunga durata tra noi e la Russia, che non solo durano da decenni, ma che vedono nel programma della Iss un importante nodo. I piani rimangono inalterati per quanto riguarda i prossimi lanci di andata e di ritorno dalla stazione”.
Nella nota si legge anche il disappunto per la condizione di dipendenza da parte dell'agenzia Usa nei confronti di quella russa. E la conclusione del comunicato evidenzia un certo nervosismo americano a tal riguardo: “La Nasa sta lavorando alacremente per poter tornare a lanciare dal proprio territorio equipaggi nazionali e porre fine alla nostra assoluta (lett: unica) dipendenza dalla Russia in termini di attività umane spaziali. Entro quest'anno (2014) la nostra agenzia intende selezionare aziende americane che contribuiranno a trasportare i nostri astronauti nello spazio nel 2017. Nel frattempo Nasa e Roscosmos continueranno a lavorare insieme per mantenere in vita la Iss dove equipaggi umani vi risiedono da più di 13 anni. Siamo sicuri che le nostre agenzie continueranno a lavorare a stretto contatto nonostante le possibili relazioni oscillanti tra i nostri paesi”. Il cambio di direzione imposto dall'amministrazione Usa, dunque, sembra essere più formale che sostanziale, visto che sia nelle dichiarazioni di O'Brien che in quelle rilasciate alla nostra testata, viene sottolineata la volontà e necessità, di portare avanti il lavoro con i colleghi russi per quanto riguarda la Iss almeno per i prossimi tre anni.