Russiagate, dopo le rivelazioni di Comey il ministro della Giustizia testimonierà in Senato
Il Russiagate che ha investito il presidente USA Donald Trump non accenna a sgonfiarsi. Così, dopo le testimonianze rese dall'ex direttore dell'Fbi James Comey davanti al Senato americano, ora arriva il turno del ministro della Giustizia, Jeff Sessions, che martedì 13 giugno dovrà comparire davanti alla Commissione Intelligence del Senato per chiarire la sua posizione nell'ambito del cosiddetto Russiagate, ovvero l'inchiesta sulle presunte interferenze del Cremlino durante la campagna elettorale delle elezioni presidenziali USA del 2016. L'inchiesta al momento è divisa in due distinti tronconi:da una parte le quattro commissioni al Congresso sentono i vari testimoni, dall'altra parte, invece, è attiva l'indagine del procuratore speciale Robert Mueller III, anche lui ex Direttore Fbi. L'invito di comparizione diretto a Sessions è arrivato come conseguenza ad alcune dichiarazioni che ha reso pochi giorni fa Comey. Nel corso dell'audizione a porte chiuse, infatti, l'ex direttore del Federal Bureau of Investigation ha rivelato che ci sarebbe stato un terzo incontro tra il ministro della Giustizia e l'ambasciatore russo a Washington, Sergej Kisliak, incontro che Sessions aveva invece tenuto nascosto.
Sessions in precedenza era già stato costretto ad astenersi dalle indagini proprio perché aveva tenuto nascosti i primi due incontri, dunque adesso dovrà invece testimoniare sotto giuramento davanti ai senatori della Commissione Intelligence. Nei giorni scorsi i media Usa avevano rivelato come a causa del Russiagate, i rapporti tra Trump e Sessions si fossero seriamente incrinati, con il ministro della Giustizia che aveva offerto le proprie dimissioni, rifiutate dal presidente USA. In una lettera scritta ieri al senatore repubblicano Richard Shelby, Sessions ha spiegato che "visto che chiaramente mi verranno fatte domande, è giusto che io risponda a queste domande nella sede più appropriata". Secondo i partiti di opposizione, l'aver tenuto nascosto il terzo incontro costituirebbe già ragione sufficiente per chiederne le dimissioni.