Russia: muore suicida l’oligarca russo anti Putin
Boris Berezovski, l'oligarca russo ex eminenza grigia del Cremlino e ora acerrimo nemico di Vladimir Putin, è morto suicida nella sua abitazione inglese, secondo quanto riferiscono la Bbc e il sito della tv russa in lingua inglese Russia Today. La tv cita uno degli avvocati dell'uomo d'affari, Aleksandr Dobrovinski. Negli ultimi tempi – stando a quanto affermano i suoi legali – era depresso e ossessionato dalla bancarotta. Aveva cominciato a vendere diverse proprietà tra cui il famoso Lenin di Wharol ma non gli bastava. Poco dopo è giunta anche la conferma da parte dei familiari. Il suo nome è comparso più e più volte, in concomitanza di alcuni dei casi più oscuri tra Londra e Mosca, come la morte per contaminazione da polonio dell'ex agente del Kgb Alexander Litvinenko in quanto i due erano intimi amici. Un altro uomo chiave nella biografia di Berezovsky, era Roman Abramovich, prima pupillo e poi strenuo rivale. L'uomo sarebbe stato trovato nel bagno della sua residenza vicino ad Ascot, nel Surrey. La biografia. Nato a Mosca nel 1946, laureato in matematica, Boris Abramovic Berezovski emerse come uno dei primi oligarchi del neocapitalismo post-sovietico fin dall'inizio degli anni '90, dopo una controversa quanto repentina ascesa economica. Entrato rapidamente nell'agone politico, fu tra i protagonisti della rielezione di Boris Eltsin alla presidenza nel 1996, guadagnandosi poi la nomea di eminenza grigia del Cremlino. Divenuto deputato e vice-consigliere per la sicurezza nazionale (nella cui veste fu protagonista di negoziati con i ribelli islamici in Cecenia), fu indicato anche tra i grandi sponsor della transizione fra Ieltsin e l'ex capo dei servizi segreti Vladimir Putin nel 2000, salvo poi entrare quasi subito in conflitto con il nuovo presidente.
Trasformatosi in oppositore del Cremlino, e in voce di denuncia del ‘neo-autoritarismo putiniano', si autoesiliò a Londra da dove cominciò a finanziare l'opposizione. Noti in particolare i suoi legami all'interno del fronte anti-Putin con Aleksandr Litvinenko, ex ufficiale del Kgb pure esule in Gran Bretagna, ucciso nel 2006 da un presunto avvelenamento col polonio. Sfuggito a diversi attentati già in patria negli anni della grande fortuna, Berezovski è stato accusato negli ultimi anni in Russia in numerosi casi giudiziarie, sia per reati economici, sia per presunte cospirazioni. Accuse da lui sempre respinte come persecuzioni a sfondo politico. La magistratura russa la ha coinvolto – contumace – pure nelle indagini sull'uccisione della giornalista d'opposizione Anna Politkovskaia, la cui testata l'oligarca sosteneva viceversa d'aver sostenuto. Secondo il Cremlino, poco tempo fa L'oligarca aveva inviato una lettera al suo acerrimo nemico Vladimir Putin, "riconoscendo di aver commesso numerosi errori" e di fatto chiedendogli perdono. Lo ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov in collegamento telefonico con il canaleRossia 24. "Voleva tornare in Russia prima di morire", ha aggiunto il portavoce. Nel 2012, a Londra Berezovsky aveva perso una causa intentata contro il proprietario della squadra di calcio inglese Chelsea, il collega miliardario russo Abramovich, per il risarcimento di oltre 5 miliardi di dollari. Il giudice ha respinto una serie di accuse avanzate da Berezovsky, lo definì un testimone non credibile, e lo condannò a pagare le spese legali per decine di milioni di dollari. Successivamente è stato riferito che l'oligarca – e collezionista – aveva venduto uno dei pezzi più importanti della sua collezione, il "Red Lenin" di Andy Warhol che aveva chiuso il suo ufficio nel quartiere Mayfair di Londra, licenziando alcuni dei suoi dipendenti, che voleva vendere persino la sua Rolls-Royce del 1927. Il "Red Lenin" era stato venduto all'asta per 202 mila dollari.