Russia, morto di Covid Dmitri Kovtun, l’ex spia coinvolta nell’omicidio di Aleksander Litvinenko
Dmitri Kovtun, ex spia russa sospettata di aver avuto un ruolo determinante nell'avvelenamento nel 2006 dell'ex uomo dei servizi segreti Aleksander Litvinenko, è morto "per le conseguenze del Covid-19". Lo ha reso noto l'agenzia Tass. Nel settembre 2021, la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva stabilito che l'avvelenamento di Litvinenko con polonio 210, nel Regno Unito, era "imputabile alla Russia". La Corte, con sede a Strasburgo, ha confermato l'indagine britannica, secondo cui i russi Andrei Lugovoi e Dimitri Kovtun si sono incontrati tre volte nel 2006 con Litvinenko e su tutti loro erano presenti tracce di polonio 210. Litvinenko, che aveva ottenuto asilo nel Regno Unito nel 2001, è morto il 23 novembre 2006 per avvelenamento "causato da concentrazioni molto elevate di polonio 210 che era entrato nel suo corpo attraverso un composto solubile", secondo la sentenza di Strasburgo basata su l'inchiesta britannica. Lugovoi e Kovtun sono stati accusati di omicidio nel Regno Unito, che ne ha chiesto l'estradizione. Il primo, tuttavia, è stato eletto deputato alla Duma russa nel 2007 e ha ottenuto l'immunità parlamentare. Mentre per il secondo, Mosca ha sempre rifiutato l'estradizione. L'indagine britannica aveva stabilito che entrambi "hanno agito agli ordini" dei servizi segreti russi.
Quello di Alexander Valterovich Litvinenko, quindi, sarebbe stato un delitto ordinato direttamente da Vladimir Putin, di cui l'uomo – ex membro del servizio segreto russo FSB – era nel frattempo diventato un acerrimo nemico. Fu infatti lo stesso Litvinenko dal letto di morte ad accusare Putin di aver ordinato la sua uccisione; il Cremlino ha sempre negato qualsiasi ruolo nella vicenda. Nel 2016 un giudice di un'indagine britannica sul caso ha concluso che l'omicidio fu un'operazione organizzata dall'agenzia di spionaggio russa FSB, che probabilmente era stata approvata dal suo direttore dell'epoca, Nikolai Patrushev, e dallo stesso Putin.