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Russia, mistero sulla morte del giornalista Maksim Borodin. Caduto dal balcone: suicidio o omicidio?

Maksim Borodin è morto ieri, quattro giorni dopo essere caduto dal balcone del suo appartamento. Per la polizia si è trattato di suicidio, ma la direttrice del giornale per cui lavorava ha parlato di omicidio.
A cura di Davide Falcioni
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Si tinge di giallo la morte del giornalista d'inchiesta russo Maksim Borodin, deceduto il 15 aprile in seguito alle gravissime lesioni riportate tre giorni prima, quando è caduto dal balcone della sua casa a Ekaterinburg, nella regione russa degli Urali. Borodin, 32 anni, stava conducendo un'indagine sulle morti di contractors russi in Siria, e non ha mai ripreso conoscenza dopo la caduta. Ufficialmente il suo decesso è stato classificato come suicidio, ed è a supporto di questa tesi che i magistrati stanno indagando. Il portavoce della polizia della regione russa di Sverdlovsk ha dichiarato di considerare “improbabile che questa storia sia di natura criminale”, aggiungendo che la porta dell’appartamento di Borodin era chiusa dall’interno e non c’è traccia di entrata forzata.

La direttrice di Novy Den, testata in cui lavorava Borodin, Polina  Rumyantseva ha affermato in risposta all'ipotesi della polizia di non credere al suicidio, mentre Reporter senza Frontiere ha esplicitamente parlato di “circostanze sospette”. Un altro elemento che alimenta il giallo sarebbe un messaggio scritto su Facebook da Vyacheslav Bashkov, amico di Borodin, secondo cui il reporter lo avrebbe contattato alle 5 del mattino dell’11 aprile per dirgli che il suo edificio era circondato da “forze di sicurezza” con divise mimetiche e il viso coperto da delle maschere. Un’ora più tardi, tuttavia, Borodin avrebbe richiamato Bashkov, dicendogli che si era sbagliato e che gli agenti di sicurezza stavano conducendo una sorta di esercitazione.

Nell'ultimo periodo il lavoro di Borodin si era concentrato sulle "morti fantasma" di mercenari russi in Siria: in particolare il cronista aveva raccontato che molti suoi connazionali erano deceduti nel raid statunitense su Deir el-Zor. Si trattava di dipendenti di Wagner, la compagnia militare privata che fa capo a Evgenij Prigozhin, soprannominato “il cuoco di Putin”. Secondo fonti citate da Borodin, nel bombardamento USA sarebbero morte decine, se non centinaia, di contractor russi, ma Mosca ha sempre negato arrivando ad ammettere solo cinque vittime.

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