C’è un modo per risolvere la tensione tra Russia e Ucraina? Dopo gli incontri tra i più alti esponenti dei Governi di Usa e Russia, le missioni diplomatiche di Presidenti, cancellieri, primi ministri e ministri di ogni genere, le infinite telefonate da una capitale all’altra, e in attesa dell’annunciata iniziativa dell’Italia (che con la Russia ha storiche buone relazioni) e del premier Mario Draghi, la domanda resta più che mai aperta. Anche perché tutti dicono di volere la pace ma intanto preparano la guerra e l’allarme non cala. Come abbiamo scritto già da tempo, restiamo convinti che non vi sarà alcuna invasione russa. Il che, però, rende ancora più complessa la questione: come se ne esce?
Le cause della crisi tra Russia e Ucraina e cosa centrano gli Stati Uniti
Un buon primo passo, per chi guarda da fuori, è rendersi conto che l’Ucraina (la sua indipendenza, il suo essere più o meno vicina a Mosca o a Washington), oggi come già nel 2014, è solo un pretesto, il campo di una battaglia che in realtà si svolge tra Usa e Russia e che va avanti da molti anni. In pratica da quando l’Unione Sovietica crollò e l’influenza occidentale, attraverso le relazioni diplomatiche degli Usa, l’Unione Europea e la Nato, cominciò a espandersi verso Est. La Russia, a torto o a ragione, ha sempre pensato di avere il diritto e il potere di esercitare una certa influenza sui Paesi diventati indipendenti dopo la fine dell’Urss. La cosa le è riuscita in Asia Centrale ma non sul fronte Ovest: qui i Paesi baltici (Lettonia, Lituania, Estonia) e l’Ucraina si sono rapidamente “occidentalizzati”, come pure i Paesi che erano parte del “blocco sovietico” come Polonia, Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia. Persino l’Ungheria, che è forse il Paese più sensibile alle ragioni di Mosca, è sia nella Ue sia nella Nato. E Mosca, di nuovo a torto o a ragione, vive questo come un assedio e una minaccia.
La premessa era indispensabile per sottolineare una caratteristica di questa crisi: è del tutto possibile che Russia e Ucraina riescano a mettersi d’accordo ma che non si mettano d’accordo Russia e Usa. E può succedere che trovino un’intesa Russia e Usa ma che l’Ucraina abbia idee diverse. In questo sta tutta la difficoltà a uscirne.
Tra Russia e Stati Uniti il problema è chiaro: Mosca vuole che Washington retroceda, ritiri le truppe e gli armamenti (suoi e della Nato) da quella che una volta chiamavamo “Europa dell’Est” e dichiari in un trattato vincolante che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato, cosa che la Russia considera una minaccia diretta alla propria sicurezza nazionale. Gli Usa rispondono che i Paesi dell’Est sono entrati nella Nato per libera scelta e che non si può impedire a nessuno di decidere in quali alleanze entrare e in quali no. Entrambi hanno in parte ragione e in parte torto: è ovvio che se gli Usa e/o la Nato piazzassero missili in Ucraina (come per esempio è avvenuto in Italia o in Germania) la Russia sarebbe minacciata. Come è ovvio che non può essere la Russia a decidere la politica estera di Paesi indipendenti. Per far valere le proprie ragioni, entrambi usano l’Ucraina. La Russia occupandone parte del territorio dal 2014 (circa il 7% del totale, tra la Crimea riannessa e il Donbass ribelle), minacciando di riconoscere ufficialmente le due Repubbliche autoproclamate filorusse del Donbass (Lugansk e Donetsk) e facendo pesare la potenza del proprio apparato militare. Gli Usa usandola come elemento di disturbo nei confronti di Mosca, armandola, e con i continui allarmi sull’invasione russa tenendo alta una tensione che ostacola la Russia ma intanto rischia di distruggere l’economia della stessa Ucraina prima e forse più di un’eventuale guerra. Secondo dati forniti dallo stesso presidente ucraino Zelensky, il Paese perde tra 2 e 3 miliardi di dollari al mese in fuga di capitali e mancati investimenti.
Le possibili soluzioni alla crisi tra Russia e Ucraina
Però si tratta. Quindi vediamo come e dove potrebbe essere trovato un accordo. L’idea più interessante è arrivata dall’ambasciatore ucraino a Londra, Vadim Prystaiko, che l’ha espressa e poi in parte corretta, forse in accordo con il proprio ministero degli Esteri per gettare il sasso, nascondere la mano e vedere le reazioni. In sostanza, Prystaiko ha detto che, viste le tensioni e i rischi, l’Ucraina potrebbe anche rinunciare all’idea di entrare nella Nato (come peraltro la Costituzione ucraina richiede dal 2019), rimanendo però libera di stipulare altre alleanze. E non a caso ha parlato l’ambasciatore nel Regno Unito, Paese che nelle scorse settimane ha stretto un’alleanza politico-militare con Ucraina e Polonia. In sostanza: se a Putin dà tanto fastidio la Nato, ok, ne stiamo fuori. Ma per il resto facciamo quel che ci pare. Sottinteso: con gli stessi risultati. Alla Russia potrebbe andar bene, anche perché continuerebbe a tenersi la Crimea, a controllare il Donbass e a vedere l’Ucraina che lotta per non essere il Paese più povero d’Europa, come dicono le statistiche. Avendo sempre da parte, a voler essere pessimisti, la soluzione militare in queste settimane tanto temuta.
Ma come mettere d’accordo Russia e Usa, dando per scontato che né gli uni né l’altra concederanno ciò che reciprocamente si chiedono? L’Ucraina che rinuncia alla Nato sminerebbe un bel po’ di strada. Anche perché, al di là delle questioni di principio, nessuno vuole davvero questa grana. Gli Usa perché non ne hanno bisogno: potrebbero siglare domani un trattato di assistenza politico-militare con gli ucraini, se lo volessero. E in queste settimane hanno comunque inviato a Kiev tonnellate di armi. Molti Paesi europei perché lo temono. Il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz e altri pezzi grossi hanno ripetuto che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato “non è in agenda”, come dire: non ci pensiamo nemmeno. E un’Europa più tranquilla, che non teme una guerra sul continente o l’interruzione delle forniture di gas dalla Russia, potrebbe fare da calmante anche per Russia e Usa.
I quali, a loro volta, potrebbero sfruttare alcune delle ipotesi fatte nella prima proposta Usa. Ovvero: le truppe americane o quelle Nato non se ne vanno dai Paesi dell’Est dove sono insediate (Baltici, Romania, Bulgaria, Polonia, senza dimenticare che sull’altra sponda del Mar Nero, di fronte alla Russia, c’è la Turchia, secondo esercito Nato dopo quello Usa e grande fornitore di armi all’Ucraina) ma vengono stabiliti dei protocolli per cui la Russia può controllare le guarnigioni Nato o Usa e gli Usa e la Nato quelle russe. Sarebbe l’occasione, tra l’altro, per ripristinare anche alcuni dei Trattati sul controllo degli armamenti nucleari che sono stati disdetti negli scorsi anni, tra cui lo Start 1 (firmato da Gorbaciov e Bush nel 1991 e l’INF, il trattato sui missili atomici e medio raggio (anche in questo caso, buoni per una guerra da combattere in Europa) firmato da Mikhail Gorbaciov e Ronald Reagan addirittura nel 1987.
Il martellamento degli allarmi quotidiani è terribile ed è difficile sottrarsi. Ma intanto i pezzi grossi trattano. La guerra sarebbe una tragedia per tutti. Lo sappiamo noi ma lo sanno anche loro.