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Rotta artica, idrocarburi e terre rare: perché la Groenlandia è così importante per Stati Uniti e Cina

La Groenlandia è ricca di idrocarburi e minerali ed ospita circa il 70% delle cosiddette “terre rare” ad oggi classificate. L’isola, inoltre, sorge lungo una delle rotte commerciali più importanti del futuro, quella che si aprirà con lo scioglimento dei ghiacciai a causa del cambiamento climatico. Ecco perché la Groenlandia fa gola a USA e Cina.
Intervista a Angela Stefania Bergantino
Professoressa ordinaria di Economia all’Università degli studi di Bari "Aldo Moro".
A cura di Davide Falcioni
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La più grande isola del mondo, con una popolazione di poco più di 56mila abitanti distribuita su un'area vasta come mezza Europa. Ma anche uno dei luoghi più ricchi di idrocarburi e terre rare del pianeta. Infine, un'isola incardinata lungo una delle principali rotte marittime commerciali del futuro "grazie" – si fa per dire – al rapido scioglimento dei ghiacciai causato dal cambiamento climatico. Sono gli ingredienti che fanno oggi della Groenlandia uno dei luoghi più importanti e ambiti della terra, un'isola che non a caso da decenni è al centro delle mire geo-strategiche di tutte le principali potenze globali, a partire da Stati Uniti e Cina.

È questa la ragione per cui chi crede che le ultime dichiarazioni di Donald Trump siano le solite "sparate" del bullo della Casa Bianca sbaglia di grosso; quelle parole sono, al contrario, vere e proprie dichiarazioni d'intenti, perché chi controllerà la Groenlandia avrà accesso, soprattutto tra qualche decennio, a un vero e proprio tesoro. Fanpage.it ne ha parlato con Angela Stefania Bergantino, professoressa ordinaria di Economia all’Università degli studi di Bari “Aldo Moro” nonché una delle massime esperte in Italia della Grønland, la "terra verde" che sorge tra i ghiacci della calotta polare.

In una sua recente analisi ha dichiarato che la Groenlandia è "un caso esemplare di incrocio di tre grandi problemi: il cambiamento climatico, lo sviluppo tecnologico e i nuovi equilibri politici globali". Ci spiegherebbe in che modo questi problemi si intersecano proprio in quell'isola dell'Artico?

Il riscaldamento climatico è molto più veloce ai poli che all'equatore – le ultime stime dicono che la temperatura si alza da 3 a 4 volte più velocemente ai poli rispetto all’equatore per via del fenomeno dell’amplificazione polare – e sta cominciando a rendere economicamente vantaggiose una serie di attività. La temperatura superficiale dell’Artide sta aumentando a un ritmo molto più elevato rispetto alla media globale. Negli ultimi 60 anni questo incremento termico sta avendo un impatto enorme su un ecosistema estremamente delicato, causando cambiamenti visibili e misurabili. Uno degli effetti più rilevanti è la riduzione del ghiaccio marino: negli ultimi 45 anni, la sua estensione nel mese di settembre è diminuita di oltre il 40%.

L’effetto sulla valorizzazione delle attività di estrazione mineraria, che permettono di mettere a profitto le grandi risorse minerarie della "terra verde" in mezzo all'oceano, sono evidenti. Un grande impatto potenziale si ha anche sulla navigazione artica, cresciuta del 37% nel corso dell’ultimo decennio (in termini di unità navali che hanno avuto accesso alla rotta) sulla Northern Sea Route, la rotta più accessibile date le attuali condizioni climatiche e che costeggia la Russia passando dallo Stretto di Bering e giungendo ai Paesi del Nord Europa. Nonostante – nell’interpretare questo dato – sia necessario tenere conto che la base di calcolo è molto ridotta, l’interesse crescente anche per il traffico commerciale è innegabile.

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Quali sono le risorse naturali di cui è ricca la Groenlandia? E quali sono i loro utilizzi concreti?

La Groenlandia è ricca di idrocarburi (petrolio, gas naturale) e di minerali. In particolare, oltre all’uranio, sono presenti litio, cobalto, metalli del gruppo del platino che sono oggi un tesoro. In Groenlandia sono presenti circa il 70% delle cosiddette “terre rare” ad oggi classificate. Si tratta di elementi usati per la produzione di beni diventati essenziali sia per la vita di tutti i giorni sia per la difesa e l’innovazione tecnologica. Paradossalmente è proprio la transizione ecologica e quella digitale che hanno posto le terre rare al centro delle attenzioni economiche – e quindi geo-strategiche – dei principali attori mondiali.  Elementi delle Terre Rare sono necessari per produrre magneti, batterie ricaricabili, catalizzatori per autovetture e sono essenziali nella filiera produttiva per ottenere energia "pulita" (turbine eoliche), nel campo aerospaziale e della Difesa (radar, sistemi di guida, satellitari e ottici), nella petrolchimica (ad esempio per il cracking del greggio) e più in generale nella produzione di autoveicoli (motori elettrici e ibridi).

Si tratta di risorse altamente critiche, per una serie di considerazioni legate sia alla distribuzione geografica dei minerali sia al costo, economico e  sociale, dell’estrazione e della raffinazione/lavorazione. Peraltro, il mercato secondario del riciclo è ancora praticamente inesistente. In questo contesto, la Cina detiene praticamente il monopolio del ciclo di estrazione/raffinazione e controlla praticamente l’intera filiera produttiva. Gli Stati Uniti sono costretti ad importare circa l’80% del loro fabbisogno industriale.

Una recente inchiesta realizzata da Reuters ha rivelato che l'anno scorso funzionari statunitensi e danesi hanno fatto pressioni per evitare che la società responsabile del più grande giacimento di terre rare della Groenlandia fosse venduta a imprese legate alla Cina. Quali sono i principali interessi di Pechino in Groenlandia? E a che livello è la penetrazione cinese sull'isola?

Il livello della penetrazione cinese è ancora contenuto, anche perché Groenlandia e Danimarca hanno cercato di contrastare considerevoli investimenti di Pechino. Anche la Cina è interessata al duplice potenziale, geo-strategico e di materie prime, dell’isola, che potrebbe rientrare nella Silk Polar Route della Repubblica Popolare, uno dei percorsi attraverso i quali Pechino ha programmato di impiantare la sua nuova supremazia sul globo e sui commerci mondiali. Per arrivare in Occidente le enormi navi cinesi devono forzatamente passare per lo stretto di Malacca, che è uno dei choke points del pianeta, i "colli di bottiglia" attraverso i quali è indispensabile transitare. Ma come qualsiasi altro Stretto anche Malacca può, per qualsiasi motivo, bloccarsi in qualsiasi momento (vedi Panama o Suez). La millenaria esperienza di commercio dei cinesi ha spinto Pechino a pensare ad un nuovo – polare  – piano B per i suoi trasporti globali. Da non sottacere poi il rilevante contributo della Cina all’economia groenlandese anche attraverso l’export di pesce congelato. Dopo la Danimarca la Cina è il secondo partner commerciale dell’isola.

In che modo vanno interpretate, dunque, le ultime dichiarazioni della Casa Bianca in merito alla Groenlandia. Pochi giorni fa, riferendosi all'isola, Trump ha affermato: "Ne abbiamo bisogno per la sicurezza internazionale. Dobbiamo averla". 

Gli annunci di Donald Trump sono ancora di difficile interpretazione. Tutte le questioni in gioco, da quella energetica (il petrolio e il gas groenlandesi) a quella mineraria, alla potenziale funzione strategica dell'isola – come avamposto di difesa e, potenzialmente, di attacco (come ha ribadito Trump recentemente) – sono essenziali per Washington. Ancora più difficile è comprendere come il 47esimo Presidente conti di raggiungere i suoi obiettivi. Per adesso l’impressione è che, prima di tutto, egli voglia alzare la pressione sul nuovo governo in formazione dell’isola – che, è notizia recentissima, coinvolgerà tutti i partiti (grosse Koalition con 24 seggi su 31) ad eccezione del secondo più votato (Naleraq, più filo americano e che ha posto il referendum per l’indipendenza entro l’anno come un diktat per entrare nel governo, ndr) –  e sulla madrepatria, cioè la Danimarca, da cui si è resa autonoma per quanto riguarda il governo, ma dalla quale dipende per la politica estera.

Insomma, come per altri quadranti del gioco globale, Trump sta probabilmente cercando di spingere l’acceleratore per vedere quali reazioni provoca. Più che di strategia, si dovrebbe forse parlare di tattica. Certo la "vicinanza" d’intenti con Putin non lascia tranquilli.

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A proposito di Putin. I piani di Trump per l’annessione della Groenlandia "sono seri", come afferma il presidente russo?

Molte volte nel passato, sin dall’Ottocento, gli USA hanno avanzato richieste più o meno convinte di acquistare o annettere la Groenlandia, come fecero per l’Alaska, con successo. Una delle chiavi di volta del futuro è costituita dall’atteggiamento che la Russia avrà nei confronti di questa politica di annessione. La Russia è stato finora il paese leader del Consiglio Artico, il consesso che veglia sulle garanzie di diritto internazionale stabilite sul mar Artico. E, soprattutto, è il Paese che ha il più lungo tratto di costa in questo oceano. Dunque, è quella che può avere, assiema alla Cina, le maggiori conseguenze da un passaggio della Groenlandia sotto la bandiera a stelle e strisce. Staremo a vedere: Donald Trump ha inaugurato una nuova forma di politica e di comunicazione internazionale, di cui si devono ancora capire bene i metodi e gli obiettivi, sia quelli reali che quelli sbandierati.

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