Romania e Bulgaria non entreranno nell’area Schengen: ribadito il no dall’Unione Europea
Gli ultimi due paesi dell'Europa dell'est ad entrare nell'Unione Europea hanno perso la battaglia per l'ingresso nell'area Schengen, che avrebbe consentito ai cittadini romeni e bulgari di viaggiare negli altri paesi europei (che hanno aderito agli accordi di Schengen) senza passaporto. Le principali cause del rifiuto di Bruxelles sono riposte nella dilagante corruzione e nel diffuso crimine organizzato di Romania e Bulgaria. Il duro colpo inferto alla classe politica dei due paesi europei ha scatenato polemiche tra i principali sostenitori della "causa Romania-Bulgaria" come la Polonia e i fermi oppositori come la Finlandia e i Paesi Bassi.
Per potere aderire all'accordo di Schengen occorre il consenso di tutti gli altri paesi membri (attualmente 25). I governi dei Paesi Bassi e della Finlandia hanno opposto il loro veto, preoccupati dalla mancanza di garanzia sulla sicurezza dei due candidati, che non riescono ad assicurare un efficace controllo delle frontiere, ad esempio.
Dal loro ingresso nell'Unione Europea nel 2007 Romania e Bulgaria non sono riusciti a convincere gli altri stati sull'efficacia delle riforme contro la corruzione, sulla criminalità organizzata interna che hanno intrapreso. Pochi i paesi che si sono detti favorevoli all'ingresso della Romania e Bulgaria nell'area Schengen: solo la Polonia (cui spetta la presidenza di turno dell'Unione fino alla fine del 2011) tramite le parole del suo Ministro degli Interni Miller, ha spesso sostenuto che i due paesi in questione rispettino le condizioni di sbarramento per l’ingresso già da qualche mese:
Bulgaria e Romania stanno proteggendo il confine esterno dell’Ue, impedirgli l’ingresso nell’area è contrario ai principi di solidarietà europea
Il tasto dolente del controllo degli immigrati in Romania e Bulgaria
Lo spazio Schengen, all'interno del quale circolano liberamente 400 milioni di persone resterà quindi chiuso per i due paesi, nonostante i criteri tecnici fossero soddisfatti e il Parlamento europeo si fosse espresso a maggioranza a favore dell'adesione di Romania e Bulgaria. Occorreva il voto unanime dei 25 membri che non c'è stato: il veto olandese e finlandese ha "distrutto" il sogno dei due paesi di entrare a pieno titolo nell'Unione. Il ministro dell'immigrazione olandese, in particolare, ha additato la causa di questo "no" alla scarsa lotta alla corruzione, al crimine organizzato e all'immigrazione illegale: "a nulla serve la porta più sicura, se qualcuno la apre per lasciare passare chiunque".
A niente è servito il "compromesso" proposto dalla Polonia, ovvero un ingresso in più fasi, prevedendo prima l'apertura degli aeroporti e solo successivamente quella delle frontiere terrestri. Olanda e Finlandia si sono opposte su tutta la linea. La polemica sull'apertura dei confini romeni e bulgari avviene in un momento storico dei paesi aderenti all'Unione Europea di chiusura e timore; un esempio fra tutti è l'atteggiamento della Francia che ha minacciato di uscire dall'UE.
Le ritorsioni, se così possiamo definirle, sono già iniziate: dal 17 settembre alcuni autotrasportatori che trasportano tulipani olandesi sono fermi al di fuori dai confini romeni, in attesa di entrare nel paese. Secondo i doganieri il carico di fiori trasporterebbe un pericolosissimo batterio, e anzi, diversi camion sono già tornati in patria. Basterà questa "guerra dei fiori" per risolvere la situazione? Anche il ministro degli esteri bulgaro ha annunciato alcune misure "restrittive".
Se l'ingresso negato alla Romania e Bulgaria è, per gli europei "una mancanza di fiducia politica", il governo di Bucarest e di Sofia saranno liberi di esprimere una mancanza di fiducia nei tulipani olandesi? Intanto, un sondaggio interno nei due paesi sotto accusa ha mostrato che gli stessi abitanti bulgari e romeni appoggiano il veto olandese e finlandese: "un bulgaro su tre ritiene giustificato il ritardato ingresso nell'area Schengen, anche se la Bulgaria rispetta i parametri previsti per l’accesso. Sofia e Bucarest dovrebbero prima fare progressi nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata".
I Paesi Bassi non sono nuovi al diritto di veto; adottando tale pratica bloccarono l'iter di adesione della Serbia all'Unione Europe, visto che il governo serbo si continuava a rifiutarsi di collaborare con l'UE per l'arresto dei criminali di guerra. Chissà che questo rifiuto non sarà uno sprono per Romania e Bulgaria per migliorare la propria sicurezza interna così da non costituire più una "terribile minaccia" per gli altri 25 paesi.