Rivoluzione in Bangladesh, via la parola “vergine” dagli atti matrimoniali
In Bangladesh l'Alta Corte ha preso una decisione che è stata definita "storica". I giudici hanno cioè stabilito che la parola "vergine" scomparirà dai documenti matrimoniali. In altre parole, tutte le donne che andranno a nozze non saranno più obbligate a dichiarare il proprio stato di verginità nei moduli di registrazione. Nello specifico, la parola ormai bandita sarà sostituita dalla dicitura "non sposata", mentre restano invariate le altre due opzioni presenti nel modulo, e cioè "vedova" e "divorziata". Separatamente, il tribunale ha dichiarato che anche gli uomini, da quando la legge entrerà in vigore, dovranno dichiarare il proprio stato civile.
Dunque, "kumari", la parola che in bengali viene tradotta con "vergine", è sostituita con "obibahita", termine che indica inequivocabilmente le donne non sposate. Le modifiche dovrebbero entrare in vigore entro il prossimo ottobre, quando cioè il verdetto della Corte suprema sarà pubblicato e reso ufficiale. La definizione "vergine" era stata introdotta nei certificati matrimoniali all'inizio degli anni Sessanta e riguardava solo le donne. Da ora, invece, anche gli uomini dovranno specificare se sono "celibi", "vedovi" o "divorziati".
"Questa è una decisione fondamentale, un enorme passo avanti per i diritti delle donne", ha dichiarato Aynun Nahar Siddiqua, un avvocato coinvolto nel caso, che ha suscitato il plauso delle associazioni che si battono a favore dei diritti delle donne, le quali nel 2014 avevano fatto ricorso proprio all'Alta Corte considerando questa pratica umiliante per le future spose. Il Bangladesh è la terza nazione a maggioranza islamica al mondo e quasi il 90% della sua popolazione di 168 milioni di abitanti segue questa religione. Molte ragazze nel paese sono costrette a matrimoni combinati in tenera età.