Rivolta in Siria: presto le dimissioni del governo
Mentre si attende in Siria, la revoca dello stato di emergenza, che mette al bando ogni sorta di manifestazione pubblica, oggi la televisione araba Al Arabiya, citando fonti governative, ha comunicato che molto probabilmente il premier siriano Muhammmad al Utri rassegnerà le sue dimissioni. Secondo la fonte, l'esecutivo lascerà ufficialmente il governo nella giornata di Martedì.
Il governo di al Utri, zio della first lady Assma al Assad, è stato formato nel Settembre del 2003, ma da allora, la composizione dei suoi membri è cambiata per ben sette volte. L'ultimo "rimaneggiamento" risale al mese di Ottobre dello scorso anno, quando furono nominati due nuovi ministri, quello della cultura e quello dell'irrigazione. Nel frattempo, le decisioni cruciali per la Siria, sono sempre state prese dal presidente della Repubblica e dal partito socialista arabo Baath, fondato da Michel Aflaq nel 1943 e egemone nel Paese dal 1963.
Ma per conoscere i nuovi sviluppi della vicenda politica in Siria, bisognerà attendere il discorso del presidente Bashar al Assad, che avrà luogo nelle prossime ore. Infatti, il parlamento siriano ha chiesto al presidente di illustrare quali sono le riforme che ha intenzione di istituire per arginare l'ondata di dissenso popolare che sta da settimane travolgendo il Paese.
Intanto, la rivolta in Siria non accenna ad arrestarsi. L'agenzia di stampa ufficiale siriana Sana ha comunicato che sono rimaste uccise dodici persone a seguito dei violenti scontri scoppiati ieri nella cittadina di Latakia. Tra di loro, si contano sia agenti delle forze armate che civili. Nello stesso episodio hanno riportato ferite altre duecento persone. Ieri, Latakia, la capitale della regione alawita, città d'origine della famiglia presidenziale Al Assad, è stata invasa dall'esercito siriano che ha soffocato ancora una volta nel sangue la protesta anti-regime dei manifestanti. Qualche giorno prima invece, le proteste si erano concentrate nella città di Daraa, che è stata teatro di scontri tra manifestanti e agenti di sicurezza che hanno sedato con estrema violenza le manifestazioni, provocando la morte di decine di persone.