Ristoratori e volontari, a Lourdes vivono centinaia di italiani: “La nostra vita è cambiata”
Sono milioni i pellegrini che ogni anno si recano a Lourdes, città di quindicimila abitanti incastonata nei Pirenei francesi per visitare la grotta in cui, per chi crede, nel 1858 la Madonna è apparsa alla veggente Bernadette Soubirous per diciotto volte.
Centinaia, però, sono gli italiani che vivono stabilmente, da “expat”, a Lourdes, impiegati soprattutto nell’industria turistica che, dopo gli anni dell’emergenza Covid-19, si sta riprendendo.
Le statistiche dicono, infatti, che i visitatori nella cittadina francese nel 2019 erano stati tre milioni e mezzo, con un crollo a ottocentomila nel 2020. Il 2023 sembra essere l’anno della rinascita, secondo le prime stime, ma difficilmente si arriverà ai livelli del 2019, a causa soprattutto dell’aumento dei prezzi che tiene lontani dal santuario molti visitatori abituali.
Sono tanti, tantissimi gli italiani a Lourdes: la stima è che circa il venti percento di tutti i pellegrini appartengano al Belpaese e per questo a Lourdes l’italiano è la seconda lingua parlata. In tantissimi negozi è appeso il cartello “si parla italiano” e molti di questi sono gestiti proprio da italiani.
A Lourdes è di stanza anche un console onorario, che si occupa delle varie problematiche dei nostri concittadini. È Franco Santi, monzese, proprietario da quasi trent’anni dell’Hotel de Biarritz, a pochi minuti a piedi dalla grotta.
“Lo Stato non mi paga, anzi sono io che verso qualcosa allo Stato per esporre lo stemma della Repubblica – racconta ridendo – ma con piacere do una mano agli italiani in difficoltà, che si tratti di pratiche per rimpatriare una salma o raccogliere e riconsegnare portafogli, documenti o altri oggetti che vengono smarriti”.
Una stima di quanti italiani siano stanziati a Lourdes è impossibile: “Di certo siamo centinaia, per la maggior parte provenienti dal Meridione, ma da quando non c’è più l’obbligo di iscrizione all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero è complicato fare calcoli”.
Quello che è certo è che tanti sono venuti a Lourdes per devozione alla Madonna e poi non si sono mossi più. “Adesso lavoro da Claudio, una famosa profumeria del centro storico – spiega Ivana, 34 anni di cui 16 vissuti a Lourdes, siciliana – ma sono arrivata qui perché scelsi di fare servizio civile con l’Unitalsi, la più importante associazione che si occupa di pellegrinaggi. Alla fine del percorso formativo scelsi di restare e ho cambiato molti lavori, lavorando sia in hotel che in negozi. Gli anni più duri sono stati quelli del Covid-19: c’era il lockdown sia in Italia che in Francia e decisi di restare qui, dove ho frequentato un corso di pasticciera, che spero di poter mettere presto a frutto”.
Quando si parla di Italia si parla anche di cibo ed alcuni dei più rinomati locali della città sono gestiti, appunto, da italiani.
Sul Ponte Vecchio è sempre pieno Made in Italy, gestito da Fabrizio, riminese, 54 anni, che qui ha trovato la sua dimensione. "Venni in pellegrinaggio, decisi di fermarmi. – ci dice – Dodici anni fa ho aperto questa pizzeria con cucina, dove utilizzo solo prodotti italiani e quest’anno ho aperto anche una gelateria dall’altra parte del ponte. Gli affari vanno bene, quest’anno c’è ripresa".
Giuseppe, 35 anni napoletano, invece è tra i gestori del ristorante Angelus, nella parte alta della città, dove l’utenza è soprattutto francese e apprezza la genuinità dei prodotti italiani, a partire dalla pizza. Sulla porta ci sono due immagini: quella di santa Bernadette e quella di Maradona, il sacro e il profano.
"Con i fondi di Resto al Sud stavo per aprire un panificio, poi nel marzo 2020 è stato dichiarato il lockdown e mi sono dovuto fermare: ho restituito l’anticipo allo Stato e sono ripartito da zero, trasferendomi a Lourdes dove mio padre e mio fratello da anni gestivano questa attività di famiglia. – spiega – Ho una moglie e una bambina piccola, per fortuna dallo scorso anno c’è il volo diretto da Napoli a Lourdes e una volta a mese torno a casa. In futuro vedremo se continuerò la mia vita qua o sarà mia moglie a trasferirsi qui da me".
Tipicamente napoletano è anche l’Hotel Vesuvio, a cui è collegato il ristorante Amalfi: i proprietari sono, ovviamente napoletani, Mimmo e Rosaria, che hanno alle spalle una storia molto particolare. “Comprammo questo stabile che era solo un rudere e decidemmo di metterlo a posto lasciando tutto quando eravamo solo fidanzati. Avevamo pronto il matrimonio a Napoli, guarda caso all’Hotel Vesuvio e ci dicemmo che la nostra casa era qui e qui ci siamo sposati, facendo stringere tutti gli invitati nella sala del ristorante. Non ci siamo mai pentiti un solo giorno di questa scelta. Per noi Lourdes non significa solo lavoro, ma anche e soprattutto essere vicini alla Madonna: appena possibile scendiamo al santuario a pregare”.
Anche uno degli hotel storici di Lourdes è gestito da italiani: Joseph, anche lui napoletano, ha rilevato alcuni anni fa il Moderne, che fu fondato dalla famiglia Soubirous, parenti della veggente e ha portato con sé uno staff italiano, a partire dal direttore Mimmo. “In Italia gestivamo un tour operator specializzato in turismo religioso. – spiega Joseph – Quando ci è stata prospettata la possibilità di rilevare quest’hotel l’abbiamo colta subito e non possiamo lamentarci di come vanno le cose”.
C’è anche chi a Lourdes svolge, primariamente, un’attività di volontariato. Tra questi c’è Palmino, 48 anni, che coordina le processioni per conto del santuario e vive a Lourdes da anni con i suoi tredici figli: “Nove sono biologici, tre adottati, un’altra, che tra l’altro ha appena avuto il bambino è come se fosse nostra ma non ha mai voluto farsi adottare. Noi siamo qua da tanti anni con la comunità Giovanni XXIII per una missione di evangelizzazione e io, per mantenere la famiglia, ho fatto tanti lavori, da lavapiatti a portiere di notte, finché il santuario non mi ha assunto per aiutare i cerimonieri. Mi divido tra il lavoro e una struttura di accoglienza per chi non ha più nulla, in cui possiamo ospitare fino a undici famiglie e che fa capo all’associazione En Casa, inaugurata nel 2021, che vive in larga parte delle generose offerte dei fedeli”.
L’italiano più famoso di Lourdes tra i residenti è, però, un sacerdote. Padre Nicola Ventriglia, cappellano della grotta, responsabile dell’accoglienza per i pellegrini di lingua italiana e volto noto della televisione, visto che quasi ogni sera alle 18 è lui a recitare in diretta il rosario che viene trasmesso da TV2000 direttamente dal santuario di Lourdes.
Non c’è fedele alla Madonna di Lourdes che non ne conosca il volto e spesso, in giro per il santuario, lo si vede concedere bonariamente un selfie a qualche attempato telespettatore.