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Rinchiuso per 7 anni in una gabbia dalla mamma e dalle zie: l’incubo del ragazzino disabile

L’orrore dal Venezuela. Il giovanissimo soffre di convulsioni e disabilità motorie: era rinchiuso in quella cella di legno da quando aveva sei anni. Arrestate sei donne, inclusa la madre del ragazzino.
A cura di Biagio Chiariello
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Un ragazzino di 13 anni afflitto da grave disabilità congenita ha trascorso metà della sua vita rinchiuso in una gabbia. È una storia scioccante quella che arriva dal Venezuela, dove sei donne – inclusa la madre del giovanissimo – sono state arrestate.

La notizia è stata annunciata martedì dal procuratore generale Tarek William Saab, che sul proprio profilo Twitter ha diffuso un'immagine del luogo in cui viveva il piccolo, in una casa nella città di Araure, nello stato di Portuguesa, evidenziando come fosse "tenuto lì, esposto alla fame e ai bisogni".

"Le responsabili saranno accusate dei reati di trattamento crudele e di associazione a delinquere", ha aggiunto il procuratore, secondo cui tutte le persone coinvolte sono parenti del 13enne. Erano stati i vicini ad avvertire le autorità. Poi l'intervento della Policía Nacional Bolivariana (PNB). Secondo il sito Venezuela News, tra le persone arrestate ci sono la madre del bambino, María Muñoz, e cinque zie: Xandra Guedez, Deyanira Guedez, Ana Guedez, Cándida Guedez e Maricela Guedez.

Il segretario per la sicurezza dei cittadini dello stato di Portuguesa, Luis Medina, ha affermato che "il ragazzo era in condizioni deplorevoli in una gabbia di legno fatta a mano". Pare inoltre che quando la polizia è arrivata sul posto, l'adolescente fosse imbavagliato. Stando a quanto scoperto, veniva sottoposto a questo tipo di pratiche fin dall’età di sei anni.

Secondo i dati emersi dalle indagini, inoltre, la vittima soffre di convulsioni e presenta “una disabilità motoria” che non è stata specificata.

I media locali scrivono inoltre che a seguito della diffusione del caso e all'impatto generato tra i residenti della zona, la comunità ha tentato di linciare i parenti della vittima costringendo all'intervento della polizia. Nel frattempo il 13enne è stato trasferito in una “casa-famiglia” a Caracas.

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