Marina Ovsyannikova, la giornalista russa che ha criticato la guerra, è stata multata e rilasciata
Si è tenuta presso il tribunale distrettuale di Ostankino di Mosca l'udienza a carico della giornalista del Primo canale della Televisione di Stato russa Marina Ovsyannikova, che ieri ha inscenato una protesta durante il telegiornale in prima serata ed in seguito è stata posta in stato di fermo dalla polizia. Stando a quanto reso noto da Novaya Gazeta, che cita l'ufficio stampa del tribunale, il caso nei confronti della cronista è stato aperto per organizzazione di una protesta non autorizzata; la donna, come fa sapere una fonte a Fanpage.it, rischiava dieci giorni di reclusione, ma non ha rinnegato il suo gesto né si è dichiarata colpevole. Alla fine è stata multata e rilasciata. È stata anche diffusa su un canale Telegram una fotografia di Ovsyannikova in tribunale, insieme all'avvocato Anton Gashinsky. L'Onu nel frattempo ha chiesto alle autorità russe di non vendicarsi contro la giornalista. "Stiamo seguendo il suo caso e siamo in contatto con le autorità per chiedere loro di non vendicarsi", ha detto la portavoce dell'ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasani.
La giornalista, figlia di padre ucraino e madre russa, è entrata nello studio televisivo durante il tg di Canale 1 ed ha esposto, alle spalle del conduttore, uno striscione con il messaggio "No alla guerra. Metti fine alla guerra. Non credete alla propaganda. Qui vi stanno mentendo. Russi contro la guerra". Pochi minuti dopo Marina Ovsyannikova era già in manette sotto custodia della polizia, ma la sua coraggiosa protesta – in un Paese che da settimane arresta sistematicamente tutti coloro che si oppongono alla guerra – è stata elogiata all'estero – tra gli altri – dalla Commissione Europea. "Quella della giornalista è una posizione morale coraggiosa", ha detto il portavoce di Borrell. Naturalmente un plauso è arrivato anche dal presidente ucraino Volodímir Zelenski, che in un discorso ha ringraziato la cronista per il suo coraggio.
Cosa rischia Marina Ovsyannikova
Il giro di vite contro l’opposizione politica e contro la libera informazione in Russia non è notizia degli ultimi giorni: la legge approvata venerdì 4 marzo dalla Duma e firmata dal presidente Vladimir Putin, tuttavia, azzera ogni possibilità di informare in modo libero e indipendente la popolazione sull'invasione dell'Ucraina. Quella che in tutto il mondo viene chiamata "guerra" – perché tale è – in Russia va definita "un’operazione militare speciale", mentre i leader ucraini e il loro esercito sono "neonazisti" che negli ultimi otto anni hanno sottoposto a "genocidio" la popolazione russofona del Donbass, costringendo Mosca a intervenire. Ogni voce che osi mettere in discussione questa narrazione viene messa a tacere: Marina Ovsyannikova rischia 10 giorni di carcere ma la pena massima prevista per chi metta in discussione la "verità di stato" può arrivare a 15 anni di reclusione. La legge approvata contiene emendamenti al Codice penale: tra questi, sono anche previste multe per chi invoca sanzioni contro la madrepatria, e via via pene sempre più severe per chi getta il discredito sulle forze armate o chiama le persone a manifestare. La decisione della Duma ha costretto una lista sempre più lunga di media a fermare il lavoro, a tutela dei propri giornalisti: hanno infatti lasciato il Paese, oltre alla Rai, CNN, Bloomberg e Voice of America.