Repubblica Ceca e Slovacchia verso le elezioni europee, tra le ingerenze russe e l’attentato a Fico
Anche la Repubblica Ceca ha il suo Donald Trump. Così almeno viene definito il leader di ANO 2011, un partito che per ora si trova all’opposizione, ma che è dato in testa dai sondaggi in vista delle prossime elezioni europee. Si tratta di Andrej Babis, un miliardario e magnate del settore editoriale – possiede infatti alcuni dei principali giornali cechi – sceso poi in politica promettendo di – qui cito – “combattere i mali del sistema politico nel Paese” e di gestire il governo come una delle sue imprese.
Babis è stato per due volte primo ministro, prima di finire all’opposizione dopo le elezioni del 2021. A inizio 2023 si era candidato alla presidenza del Paese, ma ha perso anche in quell’occasione. Il suo partito, e gli indici di gradimento verso lo stesso Babis, però non sembrano risentire delle sconfitte. E alle prossime elezioni europee ANO 2011 si prepara a fare il pieno di consensi.
Al momento il tema principale nella campagna elettorale in Repubblica Ceca è la paura delle interferenze russe, dopo la denuncia dei servizi segreti che vede nel mirino il sito Voice of Europe, una pagina web di informazione con sede a Praga che è accusata di diffondere la propaganda del Cremlino e di aver finanziato diversi politici in almeno sei Stati membri. Il giornale online era gestito da un oligarca ucraino, vicino a Putin, accusato di alto tradimento nel suo Paese e rifugiatosi poi in Russia con uno scambio di prigionieri. Il suo nome è Viktor Medvedchuk.
Il timore che Mosca cerchi di interferire nel voto di giugno si fa sentire anche nella vicina Slovacchia, che secondo diversi analisti e commentatori politici si starebbe “Orbanizzando”, starebbe cioè seguendo le orme del premier ungherese Viktor Orban, mettendo a repentaglio lo stato di diritto nel Paese e assumendo una posture geopolitica sempre più vicina alla Russia.
Il Podcast di Fanpage.it che racconta l'Ue al voto
Fanpage.it ha realizzato un podcast che si chiama "Inversione a Eu" e racconta tutti i Paesi membri e le regioni dell'Unione verso le elezioni, tra equilibri politici nazionali e sfide europee: si può ascoltare al link di seguito.
Le interferenze russe: il caso di "Voice of Europe"
Il ministero degli Esteri ceco è convinto che il sito Voice of Europe sia parte di un’operazione più ampia, orchestrata dal governo russo, per diffondere idee che mettano in discussione la sovranità e l’integrità territoriale ucraina. Il governo ceco ha immediatamente oscurato il sito e sanzionato Medvedchuk, ma le ombre rimangono. Si teme che le infiltrazioni riescano a fare presa nel prossimo Parlamento europeo: il caso del Qatargate, del resto ha mostrato che le istituzioni di Bruxelles non sono certo immuni da interferenze di questo tipo. Per ora, il Parlamento ha approvato una risoluzione in cui ha chiesto a tutti gli Stati membri di rafforzare la sicurezza interna dalle ingerenze russe.
La Repubblica ceca eleggerà 21 eurodeputati. Di quelli in carica attualmente, 5 fanno parte del Partito popolare europeo, 5 dei liberali di Renew, 4 dei Conservatori e Riformisti, 3 dei Verdi, e poi uno a testa per il gruppo dei Socialisti e democratici, Identità e democrazia, la Sinistra e i non affiliati.
C’è però una particolarità da considerare, quando si guarda alla distribuzione della delegazione ceca nei gruppi politici europei. Ano 2011, lo schieramento del cosiddetto Trump ceco, fa parte dei liberali di Renew, lo stesso gruppo dove ad esempio ci sono En Marche del presidente francese Emmanuel Macron, e Italia Viva per l’Italia. Non esattamente delle forze populiste e antieuropeiste.
Il partito di Andrej Babis, ANO 2011: cosa dicono i sondaggi in Repubblica Ceca
Ano 2011 sembra un pesce fuor d’acqua tra i liberali europei, viste le sue posizioni dal gusto decisamente populista. Secondo alcuni analisti questi potrebbero addirittura cacciarlo dal gruppo, come hanno fatto i Popolari con il partito del premier ungherese Viktor Orban. C’è da dire, però, che questa opzione potrebbe essere problematica per Renew, che secondo i sondaggi perderà non pochi delegati alle prossime elezioni. Il partito di Babis – che fino a qualche anno era solito portare, in pieno stile trumpiano, anche un cappellino rosso, con su scritto “Strong Czechia”- invece, dovrebbe essere un campione di consensi.
Per ora, resta una partita da giocare dopo il 9 giugno. Ciò di cui ci si deve occupare in campagna elettorale, è di come arginare le intromissioni di Mosca.
Le posizioni politiche di Robert Fico, il premier slovacco colpito da un attentato
Queste, però, non sembrano essere un problema per tutti. Di certo, non lo sono per i partiti e gli esponenti politici apertamente filorussi. Come il primo ministro slovacco, Robert Fico, recentemente colpito da un attentato, secondo cui l’Ucraina dovrebbe cedere parte dei suoi territori alla Russia, in modo da mettere fine alla guerra. Non solo:secondo Fico, Kiev dovrebbe anche rinunciare a qualsiasi aspirazione verso la Nato, così sarebbe tutto finito e il conflitto risolto.
Il partito del primo ministro si chiama SMER (Direzione – Socialdemocrazia), è di ispirazione populista e di sinistra, e ha vinto le elezioni dello scorso autunno promettendo di smettere di inviare armi all’Ucraina, di bloccare l’adesione del Paese all’Alleanza atlantica e di opporsi alle sanzioni alla Russia. Fico, una volta assunto l’incarico (per la terza volta dal 2006) ha anche detto che l’Ucraina non è un Paese pienamente sovrano, perché sotto il totale controllo degli Stati Uniti.
Queste posizioni hanno fatto sì che il primo ministro ceco, Petr Fiala, annunciasse di voler sospendere le consultazioni intergovernative tra Praga e Bratislava. Ma Fico, da parte sua, ha difeso le sue posizioni, affermando di essere semplicemente al lavoro per la pace.
Bratislava guarda verso Mosca
Da quando Fico ha vinto le elezioni, lo scorso anno, la Slovacchia ha cambiato profondamente il suo posizionamento in politica estera, guardando sempre più verso la Russia. Un collocamento che si è ulteriormente rafforzato quest’anno, con la vittoria di Peter Pellegrini alle elezioni presidenziali.
Pellegrini, politico di lunga data e sostenuto nella sua corsa alla presidenza dal governo di Fico, è considerato apertamente filorusso, anche se dalla sua elezione sta cercando di ammorbidire i toni, assicurando di essere al lavoro per la pace e che non farà mancare il sostegno all’Ucraina.
Le elezioni presidenziali in Slovacchia, con l’ex diplomatico filo atlantista Ivan Korcok a sfidare Pellegrini, sono state un prototipo dello scontro tra blocchi che si vede in Europa, tra chi rimane saldamente nella sfera occidentale e chi guarda invece a est.
Nonostante i risultati delle ultime tornate elettorali nazionali, nel Paese crescono anche le forze europeiste. I sondaggi danno Smer in vantaggio, seguita da Slovacchia Progressista e dal movimento Voce-Socialdemocrazia. La Slovacchia ha 14 eurodeputati, ma ne eleggerà 15 per effetto dell’aumento dei seggi al Parlamento europeo. Al momento, dei rappresentanti eletti, 4 fanno parte del PPE, 4 di Renew, 4 non sono affiliati a nessun gruppo, 1 milita tra i Socialisti e 1 in ECR.
Il voto europeo – in Slovacchia si andrà alle urne l’8 giugno – mostrerà se il Paese si sta davvero orbanizzando, come dicono alcuni commentatori, o se i partiti europeisti sono ancora forti.