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Renzi: “La Ue senza l’Italia è più debole. Otterremo flessibilità senza battere i pugni”

Il Presidente del Consiglio al Senato della Repubblica per riferire sull’imminente vertice europeo che si occuperà, tra le altre cose, della Brexit.
A cura di Redazione
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Dopo la convulsa mattinata parlamentare, con il rinvio dell’esame del disegno di legge Cirinnà in materia di unioni civili, il Senato della Repubblica aveva all’ordine del giorno le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio da parte del Presidente del Consiglio. E l’intervento di Matteo Renzi aveva come tema principale proprio la linea che il Governo intende portare avanti nella due giorni di Bruxelles, quando i rappresentanti degli stati membri si troveranno a discutere nuovamente della questione migranti e, soprattutto, della cosiddetta Brexit, ovvero della possibilità che la Gran Bretagna lasci la Ue.

Prima di tutto Renzi ha spiegato come il modello europeo per come lo conosciamo “dipenda” dalla presenza e dal peso del nostro Paese: “L'Europa senza l'Italia non è nelle condizioni di affrontare un progetto di lungo periodo ed è più debole. Però bisogna considerare che l’Europa è nata quando i muri sono stati abbattuti. Se questo non lo dice una generazione di leader zigzaganti che si preoccupa più del consenso che del momento storico, toccherà a noi italiani segnalare che c’è un problema e cominciare a dire che l'Ue nasce non per arginare il mondo che sta fuori, ma come un luogo per attrarre la parte migliore del mondo”. In passato, ha ripetuto in Aula, "c'era un'idea, un modello valoriale" e "in un momento era evidente il processo di apertura e di allargamento", ma "l'Europa a un certo punto si è fermata e oggi vive di tattica, più che di un disegno strategico; ora le priorità sono dettate da questioni mediatiche, piuttosto che da disegno strategico".

Da qui il collegamento con la questione migranti non è complesso: “Salvare le vite umane non è scritto nella legge del mare, ma nelle legge del cuore. Questo non è un rigurgito terzomondista, ma serve una risposta complessiva e globale dell’Europa ai fenomeni dell’immigrazione. che va accompagnata con investimenti strategici in Africa”. In ogni caso, ha ribadito: “L'Italia è il Paese che ha effettuato il maggior numero di rimpatri, eppure è opinione condivisa che non siano sufficienti. Se i rimpatri li fa l'Europa e' un conto, se li fanno i singoli Stati è un altro film”.

Tornando alla polemica sui margini economici, Renzi ha spiegato: "Solo chi non vede dice che l'Italia batte i pugni sul tavolo per ottenere un decimale in più, perché quei decimali possiamo prenderli senza sbattere i pugni sul tavolo, ma noi abbiamo una ambizione più grande, che è quella di cambiare un modello che non funziona".

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