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Regno Unito, le spese per i farmaci anticancro sono diventate insostenibili

Il servizio sanitario inglese starebbe per escludere dal rimborso per i malati almeno la metà dei famarci salvavita. E anche la situazione in Italia non è delle migliori.
A cura di B. C.
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Il Servizio nazionale britannico avrebbe deciso di tagliare i fondi per le cure anticancro. Lo scrive il Telegraph che rilancia l’allarme di Lord Maurice Saatchi, membro conservatore del Parlamento e magnate pubblicitario. Come riporta il Corriere della Sera, gli occhi sono puntati sul Cancer Drugs Fund, cioè la somma di denaro che il governo inglese stanzia per sostenere i costi dei farmaci per combattere il cancro più innovativi che non sono stati approvati dal Nice (il corrispettivo della nostra Agenzia del farmaco, Aifa) e dunque non sono ufficialmente disponibili per i malati attraverso il sistema sanitario. Attualmente, con 280 milioni di sterline ogni anno (circa 360 milioni di euro), sono 25 i medicinali innovativi finanziati, indicati per il trattamento di 42 diversi tipi di cancro, messi a disposizione dei malati. Ma secondo Saatchi almeno la metà di questi medicinali rischia di uscire dall’elenco. “Si tratta di cure che offrono l’ultima possibilità di allungare la vita a pazienti con tumori molto diffusi come quelli del seno, della prostata o dell’intestino – dice Lord Saatchi, vedovo della scrittrice Josephine Hart, deceduta nel 2011 proprio a causa di una neoplasia -. Il Fondo offre loro una possibilità, una speranza. I tagli creeranno ansia in migliaia di persone che già soffrono per la malattia”.

Il problema è che il Regno Unito potrebbe presto non riuscire più a far fronte al sostentamento dei costi per le cure anticancro. Una realtà che purtroppo riguarda da vicino anche l’Italia. “Il nostro sistema sanitario è ancora fra i migliori al mondo – commenta Carmine Pinto, Presidente dell’ Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) -. Dei quasi 3,6 miliardi di euro spesi nel nostro Paese nel 2013 per medicinali anticancro , più del 92 per cento è a carico delle strutture sanitarie pubbliche. Le statistiche si sopravvivenza ai tumori provano che in Italia si cura bene, le guarigioni aumentano e i decessi diminuiscono. I farmaci messi “in dubbio” in Inghilterra sono registrati e utilizzabili in Italia, ma certo anche qui la situazione è esplosiva e si deve lavorare tutti insieme per trovare un modo efficace di gestire i costi delle cure”. Secondo quanto si legge sul Corsera, nel 2017 l’oncologia rappresenterà la prima voce di spesa farmacologica nei Paesi industrializzati. Le stime recenti (riportate nell’ Innovation in Cancer Care and Implications for Health Systems: Global Oncology Trend Report, Institute for Healthcare Informatics, 2014) dicono nel 2013 in tutto il mondo sono stati spesi 91 miliardi di dollari per i farmaci oncologici. La media degli ultimi cinque anni è salito  al ritmo del 5,4 per cento (ogni 12 mesi), rispetto a un +14,2% l’anno durante il periodo 2003-2008. In Europa i prezzi dei farmaci sono però circa del 20-40 per cento più bassi rispetto agli USA, grazie all’effetto di meccanismi di sconto utilizzati dai nostri sistemi sanitari per “contrattare”con le aziende produttrici.

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