Regno Unito, dopo gli attentati dell’Isis aumentano le aggressioni contro i musulmani
Nel Regno Unito, dopo gli attentati terroristici di Manchester e nella capitale inglese, sono aumentati i reati a sfondo razziale e religioso nei confronti della comunità musulmana. Per la polizia metropolitana di Londra (Met), l’incremento dei cosiddetti crimini d’odio (hate crimes) è una conseguenza diretta degli attacchi perpetrati dai jihadisti del sedicente Stato Islamico alla Manchester Arena, costato la vita a 22 ragazzi che assistevano il 22 maggio scorso al concerto di Ariana Grande, e al London Bridge e Borough Market, dove il 3 giugno sono morte otto persone.
Il tentativo di Darren Osborne, un gallese di 47 anni, di compiere una strage di fedeli musulmani fuori dalla moschea di Finsbury Park a nord di Londra sarebbe solo l’episodio più eclatante. Il 19 giugno, Osborne, animato dall'odio per l'Islam, a bordo di un furgoncino – lo stesso mezzo usato dalla cellula terroristica per uccidere sul London Bridge – ha falciato i passanti a Seven Sisters Road, distante poche centinaia di metri dalla moschea, famosa in passato per essere stata il centro di radicalizzazione dei musulmani nella capitale inglese. Makram Ali, di 51 anni e padre di sei figli, è deceduto a causa delle ferite riportate. Una decina i feriti. Tutte le vittime "sono musulmane", secondo quanto ha dichiarato Neil Basu, uno dei commissari responsabili delle indagini.
La Met ha reso noto che se prima degli attentati terroristici riceveva al giorno una media di 38 segnalazioni di incidenti "islamofobici", pochi giorni dopo le denunce erano salite fino a 59. Proprio per evitare ulteriori attacchi verso la comunità musulmana inglese, la polizia ha rafforzato la presenza di agenti nei luoghi di culto islamici. Secondo quanto dichiarato da Dave Stringer, sovraintendente capo di Scotland Yard, la settimana seguente agli attentati di Londra sono state arrestate 25 persone accusate di crimini d’odio.
Gli atti di intolleranza hanno come vittime principali le musulmane. "Abbiamo raccolto testimonianze – ha detto Ash Siddique, segretario della moschea di Al-Madina a est di Londra – di aggressioni alle fedeli mentre si recavano a pregare". In un caso, una donna è stata addirittura afferrata alla gola alla fermata di un autobus. Diverse sono state anche le denunce di sputi e offese pesanti subite dalle donne musulmane sui mezzi di trasporto. “Abbiamo ricevuto anche un paio di telefonate in cui ci minacciavano fisicamente”, ha denunciato Siddique. "Questi episodi di odio – ha concluso – ormai fanno parte dell’essere musulmano nel Regno Unito".
Se questa è la situazione nella capitale inglese non va certo meglio nelle altre città. A Manchester, ad esempio, il numero di atti islamobofobici si è quintuplicato dopo la sera del 22 maggio scorso. Il caso, più clamoroso riguarda Naveed Yasin, un chirurgo britannico di origini pakistane. La sera dell’attentato di Manchester, Yasin, lavorò in ospedale senza fermarsi mai per 48 ore nella speranza di riuscire a salvare quanti più feriti possibili. Mentre stava tornando nel centro medico, dopo una breve pausa, è stato avvicinato da un automobilista che gli urlato contro "bastardo pachistano, terrorista, tornate nel tuo Paese, non vogliamo qui persone come te". Ad infiammare ulteriormente gli animi ci ha pensato anche Katie Hopkins, giornalista del Daily Mail. Subito dopo l’esplosione alla Manchester Arena, Hopkins ha scritto un tweet in cui auspicava una “soluzione finale”, lo stesso termine impiegato dai nazisti per lo sterminio di oltre sei milioni di ebrei.
Altri incidenti si sono verificati in tutto il Regno Unito. Come riporta il quotidiano The Guardian, ad una donna di Southampton è stato strappato il velo e in un altro caso un musulmano è stato colpito da una bottiglia di vetro. E se tra i musulmani più radicali esistono i predicatori d’odio verso gli "infedeli", anche alcuni leader dell’estrema destra inglese non diffondono certo un messaggio d’amore e fratellanza verso l’Islam. Tommy Robinson, fondatore della English Defence League, movimento dichiaratamente anti musulmano, nel corso di un dibattito televisivo ha definito l’attacco di Finsbury Park "un atto di vendetta".