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Regeni, dal Cairo accusano: “Giovane egiziano sparito in Italia, ma Roma non ha cooperato”

Nel giorno in cui i pm romani arrivano in Egitto per incontrare i magistrati locali sul caso Regeni, la stampa egiziana lancia un nuova polemica che sembra l’ennesima provocazione.
A cura di Antonio Palma
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Dopo i continui casi di depistaggio, le omissioni sulle indagini e la conseguente controversia diplomatica tra Italia ed Egitto, sul caso della morte di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano trovato senza vita alla periferia del Cairo lo scorso 3 febbraio, continuano ad arrivare segnali tutt'altro che rassicuranti. Nel giorno in cui il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Colaiocco arrivano in Egitto per incontrare i magistrati locali e fare il punto delle indagini sulla morte di Regeni, dalla stampa egiziana infatti spuntano nuove insinuazioni. Questa volta il bersaglio è l'Italia e le nostre forze di polizia. A rivelare le presunte indiscrezioni di fonti di sicurezza locali, è il quotidiano Al Shorouk che già nelle settimane scorse si è occupato largamente del caso Regeni rilanciando le più svariate versioni.

Per rispondere alle accuse di non collaborazione da parte dell'Egitto, il giornale fa riferimento ad una vicenda del tutto nuova e di cui non si era mai parlato fino ad ora: il caso di un giovane egiziano sparito misteriosamente in Italia in seguito ad una rissa sedata dalla polizia e mai più ritrovato. "Un giovane egiziano di nome Adel Moawad Heikal del governatorato di Gharbia è sparito misteriosamente in Italia a seguito di una rissa con un giovane italiano di cui le autorità egiziane non sono state informate né hanno ricevuto informazioni sui fatti della sua scomparsa" spiega il quotidiano attribuendo a non meglio precisate fonti di sicurezza e egiziane le accuse all’Italia per la gestione del caso. "L’Ambasciata egiziana in Italia ha presentato un’istanza alla polizia italiana, tuttora in esame" riferisce lo stesso giornale.

Nonostante l'ennesima polemica attorno al caso Regeni che sembra più una provocazione, l'Italia formalmente continua ad usare la linea morbida chiedendo collaborazione sulle indagini. L'ultimo tentativo sembra proprio l'incontro dei pm romani con gli omologhi locali e il procuratore generale dell'Egitto, Nabil Ahmed Sadek. Del resto fino ad ora il team d'indagine italiano che da un mese è al Cairo ha potuto fare ben poco visto le relazioni piene di omissis e il materiale incompleto e poco interessante consegnato dalle autorità locali. La speranza è che l'incontro di oggi possa inaugurare una nuova fase nei rapporti tra i due Paesei che possa portare alla verità sul sequestro, le torture e la morte di Giulio Regeni.

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