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Regeni, concluso incontro tra magistrati italiani e egiziani. Tutte le piste ancora aperte

A oltre un mese dal ritrovamento del corpo di Giulio Regeni tutte le piste investigative sono ancora aperte.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE – Anche dall'autopsia svolta nelle scorse settimane in Egitto emerge la presenza sul cadavere di Giulio Regeni di "fratture, abrasioni, ustioni e lividi in più parti del corpo". Lo ha reso noto ieri la procura generale della Repubblica d'Egitto al procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone e al pm Sergio Colaiocco, nel corso dell'incontro durato circa due ore e mezza. Secondo l'esame autoptico svolto al Cairo le ferite sono state "provocate da corpi solidi e in alcuni casi strumenti ruvidi".

A 40 giorni dal ritrovamento del corpo di Giulio Regeni lungo una strada che collega Il Cairo con Alessandria D'Egitto lo stato delle indagini sembra essere ancora embrionale: tutte le piste, infatti, restano aperte, almeno stando a quanto dichiarato dai investigatori egiziani e da quelli italiani, che oggi si sono incontrati per fare il punto della situazione. Intervistato dall'Ansa il procuratore di Giza, Ahmed Nagui, ha detto che l'incontro "è stato positivo", Egitto e Italia "hanno lo stesso obiettivo, quello di trovare i responsabili" della morte del ricercatore italiano. Le due parti "si sono scambiate informazioni sull'assassinio" e "tutte le piste restano aperte".

Da domani in poi l'unico interlocutore dei magistrati romani sarà Nabil Ahmed Sadek, Procuratore Generale d'Egitto, uomo che ha preso in carico l'inchiesta finora coordinata dalla Procura di Giza. Sarà Sadek a proseguire gli accertamenti e a recarsi a Roma nelle prossime settimane per un nuovo vertice con gli inquirenti italiani. A quanto pare i magistrati romani hanno parlato "della cooperazione nel caso Regeni e dell'aumento degli sforzi per consegnare i responsabili alla giustizia il prima possibile". I contenuti esatti del'incontro sono segreti, tanto che alla troupe televisiva della Rai la polizia ha fatto cancellare le immagini registrate. Ciò nonostante sarebbe emerso che la Procura generale egiziana non è in possesso  del fascicolo delle indagini, ma soltanto di un dossier inviato due settimane fa dalla Procura di Giza riepilogativo degli elementi di prova raccolti finora.

Due giorni fa Hossam Nassar, vice procuratore capo di Giza, aveva spiegato che la procura generale aveva ricevuto una relazione dettagliata sui principali punti dell'indagine. "Il rapporto è stato inviato due settimane fa e non ne esistono copie disponibili", aveva detto Nassar, confermando che gli inquirenti del Cairo starebbero fornendo al team investigativo arrivato dall'Italia "tutte le informazioni di cui necessita". Nel fascicolo prodotto in questi 40 giorni sono inclusi i risultati dell'autopsia effettuata al Cairo sul corpo di Regeni, i tabulati telefonici e gli interrogatori delle persone collegate al ricercatore italiano. La conclusione egiziana è che l'italiano sarebbe stato colpito con un "violento colpo alla testa" dalle 10 alle 18 ore prima della morte, mentre la frattura del collo non è menzionata.

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