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Rara patologia e poche speranze, la piccola Sofia abbraccia la donatrice sconosciuta che l’ha salvata

“Era un’estranea, non aveva bisogno di farlo e le siamo infinitamente grati” ha raccontato la mamma della bimba britannica. La piccola Sofia, che oggi ha 9 anni, ha incontrato la sua salvatrice per la prima volta sciogliendosi in un lungo abbraccio.
A cura di Antonio Palma
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Aveva solo due anni di vita quando ai genitori fu detto che soffriva di una patologia rarissima, una malattia genetica che le dava solo poche speranze di vita. Ora, a distanza di sette anni da quel terribile momento, la piccola Sofia, una bimba britannica di 9 anni, ha potuto finalmente abbracciare per la prima volta la donna che l’ha salvata donando le sue cellule staminali.

La bambina di Mansfield, nel Nottinghamshire, soffriva di trombocitopenia amegacariocitica congenita, una malattia genetica potenzialmente fatale e così rara che si ritiene che meno di 100 persone al mondo ne siano affette. Una malattia caratterizzata da grave diminuzione delle piastrine circolanti nel sangue dovuta all'assenza di megacariociti nel midollo osseo e difficilmente curabile.

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L'unica terapia risolutiva è il trapianto di cellule staminali emopoietiche e a questo intervento si è sottoposta la piccola, trovando una soluzione decisiva ai suoi problemi. Un trapianto non semplice in quanto non era stato individuato un donatore familiare compatibile. Grazie a un registro internazionale di donatori, gestito dall’associazione l’Anthony Nolan Stem Cell Register, i medici che la tenevano in cura, però, sono riusciti infine a trovare il donatore giusto.

La salvezza è arrivata dall’altra parte della Manica, una corrispondenza infatti è arrivata con le cellule della 52enne Dana Ernst Behme, una donna tedesca di Helpsen, in Germania. Dana ha donato le cellule dalla sua città natale. Successivamente furono trasportate in aereo nel Regno Unito per essere utilizzate nelle cure che hanno salvato la vita di Sofia.

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Da quando la piccola si è ripresa, la famiglia di Sofia è rimasta in stretto contatto con Dana ma solo a distanza. Dopo otto anni, però, lei e Sofia si sono finalmente incontrate venerdì per la prima volta lasciandosi andare a un lungo abbraccio. L’incontro all’aeroporto di Birmingham dove la donna è giunta in aereo appositamente.

Avendo solo due anni quando Dana ha effettuato la donazione, Sofia non ricorda gli eventi che hanno portato alla procedura ma ricorda bene la donna con la quale ha iniziato un lungo contatto a distanza. “Abbiamo iniziato a chattare via e-mail. Ricordo quando mi inviò una sua foto e vedendo quella persona che aveva salvato la mia bambina, ero così sopraffatta dall'emozione” ha rivelato la mamma della bimba, aggiungendo: "È una sensazione davvero strana, è difficile da spiegare: era un'estranea, non aveva bisogno di farlo e le siamo infinitamente grati".

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