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Raghad Hussein, figlia di Saddam, condannata a 7 anni di carcere: “Ha promosso il partito di suo padre”

Raghad Hussein, figlia del dittatore Saddam, è stata condannata a 7 anni di carcere per aver “promosso” il partito Baath, dichiarato fuorilegge con la caduta del dittatore e considerato in Iraq alla stregua di un’organizzazione terroristica.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Raghad Hussein, figlia di Saddam Hussein, è stata condannata a 7 anni di carcere per aver "promosso" il partito fuorilegge Baath, guidato proprio dal padre morto nel 2006. Saddam fu l'uomo che portò il partito al potere e colui che svolse un ruolo chiave nel colpo di Stato del 1968 (noto come rivoluzione del 17 luglio) che ha portato il partito al potere in Iraq.

Diciassette anni dopo, la figlia del dittatore è stata condannata in contumacia da un tribunale di Baghdad per aver promosso il partito che il padre portò al potere e dichiarato fuorilegge dopo la sua morte. Raghad è stata condannata a 7 anni di carcere da un tribunale di Baghdad, anche se da anni la donna vive in esilio in Giordania con la sorella Rana. I loro fratelli, Uday e Qusay, furono uccisi a Mosul nel 2003. Il partito Baath è stato sciolto e bandito. 

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L'Iraq dopo la morte di Saddam

Raghad Hussein aveva tenuto un'intervista nel 2021, mostrandosi alle telecamere per la prima volta dal 2003 per raccontare la storia di suo padre. Durante l'intervista, però, Raghad si era concentrata principalmente sul ruolo del partito Baath e poco sulla figura di Saddam e sui crimini commessi nei 35 anni di governo. La figlia maggiore del leader politico iracheno ha raccontato di "voler giocare un ruolo politico" nel futuro del Paese, governato dai partiti islamici.

La sua prima intervista, che poi ha dato il via a una serie di dichiarazioni rilasciate in tv, ha "risvegliato" la giustizia di Baghdad, spaventata dalla possibilità che la vita televisiva della prima figlia di Saddam potesse incitare gli ex affiliati del partito a tornare alla ribalta per un nuovo colpo di Stato.

Secondo la sentenza, che l'AFP ha potuto esaminare, Raghad Hussein avrebbe promosso il partito proprio durante le interviste Tv. In Iraq, infatti, chiunque mostri foto o slogan che promuovono Saddam e il partito dichiarato illegale può essere perseguito penalmente.

Le dichiarazioni di Raghad Hussein

"Molte persone – aveva dichiarato Raghad nell'intervista – mi hanno detto che il nostro periodo è stato davvero un periodo di gloria, di orgoglio. Naturalmente, il paese era stabile e ricco". Per la maggior parte degli iracheni, però, gli anni della dittatura di Saddam sono stati un periodo di brutale repressione dei diritti umani.

Solo nel 2018, la donna era stata inserita dai servizi di sicurezza nazionali nella lista dei terroristi affiliati all'Isis, Al Qaeda o al partito Baath. La donna aveva fatto sapere di essere pronta a denunciare le autorità per "l'insulto nei suoi confronti". La lista di nomi conteneva altre 60 persone sospettate di far parte di organizzazioni terroristiche.

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