Quindici bimbi siriani morti di freddo nei campi profughi: il più piccolo aveva un’ora di vita
Morire di freddo in un campo profughi. E’ la tragica fine di almeno 15 bambini stremati dal gelo che da giorni sta colpendo il Libano e la Siria. La maggior parte delle vittime aveva meno un anno. Il più piccolo era nato solo da un’ora. “Durante la notte fa tanto freddo e siamo costretti a dormire per terra. Quando sono cominciate le piogge abbiamo spostato le nostre tende sui terreni più in alto e abbiamo acceso il fuoco ma poi tutto si è allagato”, è la testimonianza di Maher, 10 anni. Secondo quanto denuncia Unicef, ad uccidere è anche la mancanza di cure mediche, come per i bimbi in fuga dai combattimenti ad Hajin nell'area di Deir-Ez-Zor, a est della Siria.
La devastante tempesta Norma che si è abbattuta sulla regione ha spazzato via gli insediamenti informali, dove migliaia di sfollati siriani avevano trovato rifugio. Le piogge torrenziali hanno allagato e distrutto le precarie abitazioni di fortuna di almeno 11mila persone, costringendo molti di loro a trovare un altro riparo sicuro.
La neve e le gelide temperature hanno aggravato le condizioni di salute dei più piccoli, messi già a dura prova nei campi profughi. Ad Arsal, nel Libano, la settimana scorsa una ragazza siriana di otto anni è stata trovata morta a causa della tormenta. "Le foto non raccontano tutta la nostra sofferenza. C'è molto di più quello che si vede: otto anni di sfollamenti e battaglie ci hanno distrutto”, ha detto un’anziana rifugiata siriana in Libano. I rifugiati a rischio sarebbero 77mila, secondo quanto riportato dal Norwegian Refugee Council. Famiglie con bambini che, a causa della guerra, nella loro vita sono stati costretti a fuggire da un’area all'altra e che ora vivono in tende molto fragili o edifici in costruzione, senza porte e finestre, esposti a forti rischi per la loro salute.
Il freddo intenso e la mancanza di cure mediche per le madri prima e durante il parto, e per i neonati, hanno acuito la precaria esistenza dei bambini e delle loro famiglie. In un solo mese sono almeno otto i bimbi morti dal freddo a Rukban, al confine sud occidentale della Siria con la Giordania, dove l’80% delle circa 45.000 persone sono donne e bambini. Allo stesso tempo, nella Siria orientale, le violenze ad Hajin hanno causato dallo scorso dicembre lo sfollamento di migliaia di siriani. Le famiglie alla ricerca di un luogo sicuro – l’allarme lanciato da Unicef – rimangono al freddo in attesa per giorni senza rifugi o aiuti di base. Una situazione impossibile da sopportare per i più piccoli. E a Rukban, ormai, il bisogno di assistenza è una questione di vita o di morte. “Le vite dei bambini continuano ad essere troncate da condizioni di salute che potrebbero essere prevenibili o curabili”, ha dichiarato Geert Cappelaere, direttore regionale dell'Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa. “Senza servizi di assistenza sanitaria accessibili, protezione e rifugi – ha aggiunto Cappelaere – molti altri bambini moriranno giorno dopo giorno a Rukban, Deir-Ez-Zor e in ogni altro luogo in Siria”.
Anche nella zona di Idlib, nel nord-ovest della Siria sotto il controllo dei miliziani anti Assad, l’intensificarsi dei combattimenti nelle ultime settimane sta mettendo in pericolo la vita di almeno 1,5 sfollati, di cui si stima che più della metà sia bambini. La violenza tra gruppi armati rivali, inoltre, sta ritardando l’arrivo degli aiuti umanitari, indispensabili per le famiglie rimaste senza rifugio ed esposte alle temperature gelide. “I casi di malattie sono in aumento – afferma Save the Children – e nelle aree più colpite le famiglie sono tagliate fuori dal mondo esterno, impossibilitate a lasciare i campi per accedere alle strutture sanitarie e in alcune aree anche le scuole sono state chiuse”. “Le condizioni nei campi e negli insediamenti dove vivono i bambini sfollati sono disperate e le famiglie stanno soffrendo a causa delle bassissime temperature e hanno poco o nulla per proteggersi. I rischi maggiori sono soprattutto per i bambini più piccoli e per quelli malnutriti, che questo clima rende ancora più vulnerabili alle malattie”, ha dichiarato Sonia Khush, a capo degli interventi di emergenza di Save the Children in Siria.
Unicef chiede a tutte le parti in conflitto e tutti coloro che esercitano un’influenza su di loro di garantire passaggi sicuri a tutte le famiglie alla ricerca di un luogo sicuro fuori dalle aree di scontro e di facilitare l’accesso all'assistenza medica salvavita per i bimbi siriani. “Non è sicuramente troppo da chiedere – è l’appello del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia – quando le vite di decine di migliaia di bambini dipendono da questo”. “Non ci sono scuse perché questo continui a succedere nel 21° secolo. La tragica perdita di vite causata dall'uomo deve finire adesso – conclude Cappelaere – la storia ci giudicherà per queste morti che avrebbero potute essere evitate”.