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Quattro Papi e due santi: che la messa abbia inizio

Papa Francesco sta rilanciando la missione universale della Chiesa attraverso un sapiente utilizzo dei new media. La beatificazione di Roncalli e Wojtyla è un omaggio a due protagonisti del Novecento che hanno fatto della televisione uno strumento di diffusione della fede.
A cura di Marcello Ravveduto
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Saranno quattro i Papi che domani domineranno la scena in piazza S. Pietro. Due dietro l’altare ad officiare e altri due, evocati dalla preghiera, che sovrastano il colonnato del Bernini con i loro ritratti. Un grande spettacolo della globalizzazione. Una kermesse che attrae l’attenzione dei grandi gruppi commerciali pronti a litigare per conquistare uno spazio pubblicitario all’interno della diretta televisiva.

Migliaia di telecamere e di macchine fotografiche fisseranno per sempre nella memoria virtuale del web un evento epocale che sancisce, ancora una volta, la capacità della Chiesa romana di rilanciare il suo ruolo di guida spirituale nell’era della rivoluzione digitale. Papa Francesco ha annunciato la beatificazione con un tweet, una mail indirizzata a “L’Eco di Bergamo” (il giornale con cui collaborava il giovane Angelo Roncalli) e un messaggio per le Tv e le radio polacche.

Bergoglio unisce le due figure e in un sol colpo mobilita la rete dei social network, della carta stampata e dei media audiovisivi. Francesco ha stravolto l’immobilismo di Benedetto XVI il quale, da vero intellettuale del Novecento, diffidava del potere assolutizzante dei mezzi di comunicazione di massa. La nuova stagione del Papa argentino inverte questa logica pessimistica per piegare l’uso dei new media al servizio della missione universale della Chiesa cattolica. Non è un caso, allora, che Francesco celebri la canonizzazione dei due Papi, il cui carisma si è espanso nella seconda metà del XX secolo grazie alla penetrazione del mezzo televisivo, al volgere del suo primo anno di pontificato.

Il Papa buono e il Papa guerriero sono diversi e distanti per carattere e sensibilità. Il primo si batte per evitare lo scoppio della terza guerra mondiale (la crisi missilistica di Cuba), il secondo organizza le truppe per dare la spallata definitiva all’agonizzante colosso sovietico. Ma un aspetto li accomuna: la televisione.

Tutti ricordano le immagini a colori di Wojtyla sulla neve, tra i Papa boys, ad Assisi dove riunisce i capi religiosi dell’intero Pianeta, a Cuba con Fidel Castro, fino ad arrivare alla sofferenza vissuta in diretta, piegato in due dalla malattia. Il Papa polacco ha il ritmo del pellegrino in cammino perpetuo che porta la Croce nei più sperduti anfratti del globo terrestre, rendendoli protagonisti della ribalta mediatica. Ovunque vada c’è una telecamera che mostra le immagini del percorso di fede.

Giovanni Paolo II è un protagonista della neotelevisione. Chi mai potrà dimenticare la potenza dell’anatema scagliato dalla Valle dei Templi contro Cosa nostra?

Un frammento video del secolo scorso che è parte integrante dell’immaginario collettivo nazionale (basti pensare alle numerose citazioni inserite in lungometraggi e fiction televisive per comprendere la portata della rottura mediatica).

Roncalli, al suo confronto, appare un personaggio statico. Tuttavia, la figura ieratica e paciona di Giovanni XXIII, a suo modo, è protagonista della paleotelevisione che sta mostrando la mutazione antropologica dell’Italia del Miracolo. A quanti di noi è capitato di vedere, almeno una volta, il “discorso alla Luna” in apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962)?

Le immagini mostrano dall’alto l’immensa folla assiepata in piazza S. Pietro e lungo la via della Conciliazione. Migliaia di fiaccole brillano nella notte in attesa delle parole del Pontefice.«Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume le voci del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata – osservatala in alto – a guardare a questo spettacolo». La luna vista da Roma diventa la testimone di «una grande giornata di pace» che ha avuto come protagonisti tutti gli «uomini di buona volontà» ai quali chiede con dolcezza: «Tornando a casa troverete i bambini, date una carezza ai vostri bambini e dite questa è la carezza del Papa troverete qualche lacrima da asciugare dite una parola buona, il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza».

Sebbene Roncalli, a differenza di Woytila, sia stato canonizzato “pro gratia”, ovvero senza la certificazione del miracolo, è pur vero che il “discorso alla Luna” rappresenta, al di là di ogni prova, un vero e proprio miracolo di umanità, di innocenza e di umiltà (ripreso, peraltro, in dirette televisiva e in mondovisione): «La mia persona – dice il Papa – conta niente è un fratello che parla a voi diventato Padre per la volontà di nostro Signore». Fratello tra i fratelli, uomo tra gli uomini, padre tra i padri, figlio tra i figli.

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