Quasi 80 studentesse sono state avvelenate in due scuole elementari in Afghanistan
Tra sabato 3 e domenica 4 giugno in Afghanistan sono state avvelenate quasi ottanta ragazze. La loro colpa? Essere studentesse della scuola primaria. I due attacchi sono avvenuti nel nord del Paese, nella provincia di Sar-e-Pul. Non sono stati divulgati dettagli approfonditi: l’identità dei colpevoli e le loro motivazioni restano ignote.
Potrebbe esserci un “risentimento personale” alla base dei due episodi di avvelenamento, secondo un funzionario dell’istruzione del posto. Sconosciute anche le modalità dell’attacco e le conseguenze sulle vittime.
Le giovanissime studentesse, di età compresa tra i 7 e i 13 anni, frequentano le classi dalla prima alla sesta elementare nel distretto settentrionale di Sangcharak.
Mohammad Rahmani, dirigente del dipartimento provinciale dell’istruzione, riferisce che l’attacco ha riguardato due scuole primarie: 60 studentesse sono state avvelenate nella scuola Naswan-e-Kabod Aab, mentre altre 17 nell’adiacente Naswan-e-Faizabad.
“Le due scuole sono vicine tra loro – ha precisato all’Associated Press – e sono state entrambe prese come bersaglio, una dopo l’altra. Le studentesse sono state portate tutte in ospedale, e sono attualmente in buone condizioni di salute”, conclude.
In Afghanistan, dal ritorno al potere dei Talebani nell’agosto del 2021, i diritti e le stesse esistenze delle donne sono quotidianamente sotto attacco: la quasi totalità delle donne non può lavorare fuori casa né svolgere attività al di fuori dalle mura domestiche se non accompagnate da un parente stretto; le donne non possono essere curate da dottori uomini né frequentare l’università per formarsi.
Negli ultimi due anni sono state estromesse dai luoghi pubblici, dalla maggior parte dei lavori e anche dai sistemi di istruzione: in Afghanistan, vige il divieto per la popolazione femminile di frequentare la scuola oltre il sesto grado, ossia dopo la fine della scuola primaria (all’età di 13 anni).
Quanto avvenuto negli scorsi giorni nel nord del Paese, però, viene identificato come il primo caso di un simile attacco dall’ascesa dei Talebani.
Si tratta di un episodio senza precedenti entro i confini dell’Afghanistan, ma che ricorda spaventosamente quanto accaduto negli ultimi mesi in Iran, dove si sospetta che dal novembre 2022, quindi a seguito delle rivolte scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini, siano state almeno 100 le scuole prese di mira dagli attacchi. Secondo i dati riportati da Amnesty International, migliaia di studentesse sarebbero state avvelenate nelle loro scuole attraverso la diffusione di sostanze gassose tossiche, che avrebbero provocato difficoltà respiratorie, mal di testa, nausea. Le autorità negano l’esistenza stessa di questi episodi, ma secondo dati ufficiai sono oltre 13.000 le studentesse che hanno necessitato di cure mediche dal novembre 2022.