Quando Trump diceva: “È tutto sotto controllo”. Ora gli USA sono il primo paese al mondo per morti da Covid 19
“La situazione è decisamente sotto controllo, si tratta di una sola persona arrivata dalla Cina”. Sembra passata una vita da quando il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump pronunciava questa frase. Era il 22 gennaio, all’indomani del primo caso americano di coronavirus. Oggi 11 aprile, gli USA hanno il numero più alto di morti per Covid 19 al mondo: sono 20.304.
"È come una banale influenza"
È bene dire che la linea seguita da Trump nel corso delle settimane successive a quell'affermazione era stata sempre sull'onda dello scetticismo rispetto ai potenziali pericoli della diffusione del virus. "Non ci sarà nessuna emergenza e non sono preoccupato, è un virus che sparirà spontaneamente con il caldo" aveva detto a metà febbraio. Un'ipotesi, questa, che la scienza peraltro non ha ancora potuto confermare. Come se non bastasse, il Presidente USA aveva escluso la possibilità di adottare restrizioni per limitare il contagio, paragonando il Coronavirus ad una normale influenza: "Lo scorso anno, 37mila statunitensi sono morti per l'influenza comune. La media annuale va dai 27mila ai 70mila casi. Niente sarà chiuso, la vita e l'economia vanno avanti. Al momento ci sono solo 546 casi confermati di Coronavirus, con 22 morti. Pensateci!". Era il 9 marzo.
"Forse ci aspettano più di 100mila morti"
Solo domenica 29 marzo, poco prima di aver prolungato fino ad almeno la fine di aprile il lockdown, il Presidente americano faceva i conti con la realtà: “Il numero totale delle vittime da coronavirus negli Stati Uniti potrebbe essere di più di 100,000 persone: dovessimo rimanere sotto quella cifra significherebbe che avremo fatto un gran lavoro”. Infine, due giorni prima aver ammesso che il coronavirus “non è come l’influenza”, aggiunge: “Saranno due settimane molto, molto dolorose”. E così è stato.