Quando la CIA usò “Il dottor Zivago” per sfidare la Russia comunista
Non solo corsa agli armamenti, costruzione di bombe atomiche o rincorsa alla conquista della luna. Negli anni '50 gli Stati Uniti cercarono di minare le fondamente del comunismo in Russia introducendo, tramite un complotto internazionale, il "Dottor Zivago". Per mettere in atto questo piano la Cia tentò di servirsi di Gianciacomo Feltrinelli e del suo agente Sergio D'Angelo. Secondo il libro "The Zhivago Affair" – i cui contenuti sono stati anticipati dal Washington Post – D'Angelo fu il primo a scoprire il romanzo di Pasternak, bandito a Mosca. Feltrinelli aveva avviato una battaglia con i dirigenti del Partito Comunista Italiano, che intendevano vietarne la pubblicazione nel nostro paese in ossequio alla decisione russa.
Gli Stati Uniti scoprirono la profonda diatriba tra l'editore ed i partito e tentarono di cavalcarla. Il responsabile della Soviet Russia Division, John Maury, inviò un promemoria ai suoi capi per chiedergli di approvare un’operazione finalizzata a trafugare il testo originale nell’Unione Sovietica: "Il messaggio umanistico di Pasternak – secondo cui ogni persona ha diritto ad una vita privata e al rispetto come essere umano, indipendentemente dal livello della sua lealtà politica e del contributo allo Stato – pone una sfida fondamentale all’etica sovietica del sacrificio dell’individuo per il sistema comunista".
Come fare? Si pensò di fare arrivare delle copie tramite i 16mila visitatori russi che avrebbero partecipato all'expo internazionale di Bruxelles del 1958. La Cia fece stampare diverse centinaia di copie del volume, che distribuì a moltissimi cittadini russi in visita al padiglione degli USA, scegliendo in particolar modo quelli di religione cattolica, che avevano avuto il via libera dal Vaticano a ricevere i romanzi. Nel giro di poche ore le copie del Dottor Zivago erano andate a ruba e le copertine dei libri strappate per facilitarne l'ingresso in Russia. L'operazione ebbe un grande successo.
