Quando il vice di Trump J.D. Vance lo definiva “Hitler d’America” e chiamava “idiota” chi lo votava
Il candidato vicepresidente che accompagnerà Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca per le elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti è il senatore 39enne J.D. Vance. La decisione è stata annunciata ieri proprio da Trump. Vance è anche uno scrittore, autore nel 2016 del bestseller Elegia americana, ed è un senatore repubblicano dell'Ohio dal 2022. Prima del suo ingresso in politica, tuttavia, era stato un durissimo critico di Donald Trump: lo aveva definito "Hitler americano", ma anche "arrogante", "populista", e definito "idioti" coloro che sceglievano di votarlo.
Fin dal 2015, nelle fasi iniziali della prima campagna elettorale di Donald Trump, Vance affermò: "Se viene eletto presidente, Trump dovrà essere un presidente diverso da come è stato come candidato. Come candidato è stato divisivo, arrogante". Nel 2016 Vance a Npr dichiarò: "Non riesco a digerire Trump, penso che sia nocivo e stia portando la classe lavoratrice bianca in una direzione molto pericolosa", arrivando anche a ipotizzare di "tapparsi il naso e votare per Hillary Clinton". In altre interviste disse: "Io sono uno dei never-Trump [movimento di conservatori repubblicani opposti alla candidatura del tycoon, ndr]. Non mi è mai piaciuto".
I post sui social e l'articolo che paragona Trump all'eroina
Le critiche si allargarono poi, affermando: "Sei un idiota se hai votato per lui". Come cristiano conservatore, sempre nel 2016 Vance scrisse sui social: "Trump fa paura a persone a cui tengo: immigrati, musulmani, ecc. Per questo lo trovo riprovevole. Dio vuole di meglio per noi". Oggi il tweet in questione è stato eliminato, come molti altri, anche se diversi screenshot erano circolati già nel 2021, con l'ingresso in politica pro-Trump dello scrittore.
Non che ci fosse bisogno di cancellare i post, anche perché sul profilo X restano archiviati diversi ‘like' a tweet molto critici di Trump risalenti ad anni fa. In ogni caso, la posizione critica di Vance era espressa non solo nelle interviste e sui social, ma anche in lunghi editoriali come quello pubblicato sulla prestigiosa rivista culturale The Atlantic. Qui, nel luglio 2016, l'attuale candidato vicepresidente aveva parlato di Donald Trump paragonandolo all'eroina. In particolare, alla dinamica per cui tra la classe lavoratrice bianca e povera di una certa zona degli Stati Uniti si è diffusa negli anni l'eroina, come "modo per attenuare il dolore".
Descrivendo l'appeal dell'allora candidato Trump, Vance aveva scritto: "Ciò che Trump offre è una via di fuga facile dal dolore. […] Le sue promesse sono l'ago nella vena collettiva dell'America". Ma aveva concluso: "Lui è eroina culturale. Fa sentire alcuni meglio per un po'. Ma non sa sistemare ciò che li affligge, e un giorno lo capiranno", anche se dovesse accadere "tra qualche anno, quando i suoi sostenitori realizzeranno che anche con il presidente Trump le loro case e famiglie sono ancora zone di guerra, i necrologi dei loro giornali sono ancora pieni di persone morte troppo presto e la loro fede nel sogno americano continua a vacillare".
Il messaggio privato: "Trump è un cinico str***o oppure l'Hitler d'America"
Per quanto riguarda l'etichetta di "Hitler americano", questa era stata condivisa in privato in un messaggio che ha avuto molta circolazione nelle ultime ore. Qui Vance aveva scritto: "Siamo, che ci piaccia o no, il partito delle persone bianche a basso reddito e scarsa istruzione, e da tempo dico che a queste persone dobbiamo offrire qualcosa (e diavolo, magari anche diventare più invitanti per la classe lavoratrice nera nel frattempo), altrimenti lo avrebbe fatto un demagogo". Questo demagogo era proprio Trump: "Oscillo continuamente tra il pensare che Trump sia uno stronzo cinico come Nixon, che non sarebbe così male (e potrebbe anche dimostrarsi utile) o che sia l'Hitler d'America".
La difesa di Vance: "Mi sono sbagliato"
Di fronte a tutte queste affermazioni, Vance ha già dovuto difendere il proprio cambio di linea negli ultimi anni. In una recente intervista su Fox News, poco prima della nomination a candidato vicepresidente, il senatore si è limitato a dire: "Bisogna rispettare il popolo americano abbastanza da parlare in modo chiaro: mi sono sbagliato su Donald Trump. Pensavo che non sarebbe stato un buon presidente, invece è stato un grande presidente".