Quali sono le tre possibilità di Putin dopo il successo della controffensiva ucraina
Nelle ultime settimane l'Ucraina è riuscita a ribaltare le sorti della guerra contro la Russia: la rimonta di Kiev è stata infatti netta e per certi versi inaspettata. Tanto hanno fatto anche le armi fornite dagli Stati Uniti e più in generale dal fronte occidentale: Mosca, dal suo canto, non credeva di poter assistere alla distruzione dei suoi hub logistici e dei depositi di armi. Le difficoltà sono diventate tali da imporre alla Russia il "momentaneo ritiro" delle truppe per "una riorganizzazione generale".
Secondo gli analisti, l'Ucraina ha agito meglio del previsto e le truppe russe hanno risentito della stanchezza psicologica causata da una guerra che dura ormai da marzo scorso. I militari di Mosca, infatti, si sono dispersi davanti all'avanzata ucraina, lasciando indietro carri armati e munizioni.
Vladimir Putin si trova ora sotto la pressione crescente di nazionalisti, cittadini e giornalisti filo-governativi. Per far fronte a tutto questo, il leader del Cremlino dovrà calcolare bene le sue mosse. Molto probabilmente la risposta di Mosca alla controffensiva non sarà più basata su calcoli militari, ma sarà frutto di un ragionamento politico del leader russo. Putin ha infatti poche opzioni pescabili nel suo mazzo di carte: la prima riguarda le armi nucleari.
L'uso di armi nucleari
Più volte dall'inizio della guerra i funzionari di Mosca hanno fatto riferimenti più o meno velati all'uso un arsenale nucleare. Il rischio è che il Cremlino decida di ricorrere all'uso di questa piccola testata nucleare sul campo di battaglia. L'ipotesi è comunque remota secondo gli analisti, ma ad avvalorarla vi sarebbero anche i vaghi avvertimenti lanciati da Medvedev: l'ex presidente ha infatti più volte sottolineato che l'Occidente sarebbe andato incontro a "conseguenze apocalittiche" se avesse continuato a sostenere l'Ucraina con l'invio di armamenti.
"Molte persone in Occidente non potranno più sedere nelle loro case a ridere dell'indebolimento della Russia – ha affermato -. Tutto ciò che le circonda andrà in fiamme".
La maggior parte degli analisti crede però che Mosca ritenga troppo rischioso l'utilizzo di armi nucleari e che questo tipo di arsenale non porterebbe Kiev alla resa: per gli ucraini, infatti, in questa guerra è già a rischio la loro stessa esistenza. Il "pericolo" per Mosca è quindi quello di trasformare un testa a testa in un conflitto mondiale.
La mobilitazione di massa
La seconda opzione è che Mosca decida di dichiarare lo stato di mobilitazione di massa. Questo farebbe cadere le maschere e renderebbe chiaro che l'invasione dell'Ucraina non è mai stata una missione speciale dagli obiettivi definiti, ma una vera e propria "guerra totale" per la conquista del territorio. Finora il Cremlino ha evitato la mobilitazione per prevenire malcontenti popolari e anche dopo la rimonta di Kiev ha continuato a respingere la possibilità di un cambio di marcia. Gli analisti sottolineano che la Federazione Russa si è finora avvalsa dei figli dei poveri dalla Buriazia o da Tuva.
Putin ha fatto leva sul bisogno di denaro delle famiglie contadine, spingendo così i più giovani ad arruolarsi senza neppure sapere gli scopi dell'invasione. Mobilitare i figli dei borghesi cresciuti in città, però, causerebbe malcontento generale in tutto il Paese. Un rischio che al momento il leader non può permettersi: la sua missione militare sta infatti ricevendo diverse critiche anche dalla tv nazionale.
Per addestrare le nuove reclute, poi, ci sarebbe bisogno di diversi mesi, tempo che il Cremlino attualmente non può sprecare. Secondo gli analisti Mosca proverà ad attingere nuovi militari dal gruppo paramilitare Wagner e persino tra i prigionieri di guerra. In questo modo cercherà di mantenere l'approccio al conflitto sempre uguale senza "scomodare" le elite delle grandi città e mettendo a tacere il dissenso.
Questo è un altro tasto dolente per Putin: a criticare apertamente il governo, adesso, sono proprio i nazionalisti russi che sostengono che il Cremlino "abbia mentito a tutti" e che non possa vincere la guerra.
Sperare nell'indebolimento dell'Europa
La terza opzione è quella di continuare a forzare le linee di Kiev fino all'arrivo dell'inverno, sperando che l'Ucraina e l'Europa cedano. Non è infatti detto che le truppe di Zelensky riescano a mantenere il vantaggio: il loro principale nemico, secondo gli analisti, è proprio il facile entusiasmo dato dai notevoli progressi sul campo di battaglia.
Dal suo canto Mosca intende ricattare i principali alleati di Kiev usando il gas: tagliare le forniture con l'arrivo dell'inverno servirebbe a far cedere il sostegno politico dell'Unione a Kiev. Secondo gli esperti, questa è la strategia più probabile. "Putin vuole indebolire l'Ucraina e l'Europa durante tutto l'inverno per poi tentare l'attacco finale in primavera" ha affermato Alyona Getmanchuk, fondatrice e direttrice del New Europe Center, think tank di politica estera con sede a Kiev. "Questo è il pilastro centrale della sua strategia. Il vero pericolo, però, è che finga di ritirare i suoi uomini per poi costringere l'Ucraina a firmare un cessate il fuoco temporaneo prima di tornare all'attacco con più armi e più soldati".