Quali sono i rischi dell’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato
Svezia e Finlandia sembrano davvero convinte: dopo oltre settant'anni di neutralità i due Paesi della penisola scandinava vogliono entrare nella Nato. È inutile sottolineare che la svolta è dovuta alla guerra in Ucraina e al timore di un'estensione del conflitto. Ma può davvero accadere? E soprattutto cosa cambierebbe se Svezia e Finlandia entrassero davvero nella Nato? In un'intervista a Fanpage.it il responsabile del programma "Difesa" dell'Istituto affari internazionali, Alessandro Marrone, ha spiegato quali sono gli scenari che si aprono davanti a noi e cosa può succedere nei prossimi mesi.
Quali sono i tempi e le modalità con cui Finlandia e Svezia possono entrare nella Nato?
Il trattato Nato prevede che ogni Paese europeo, democratico e che contribuisca alla difesa collettiva possa entrare nell'Alleanza. Quindi Svezia e Finlandia hanno tutte le carte in regola. In caso di domanda sarebbero probabilmente ammesse. Il processo richiederà però diversi mesi, perché sono due democrazie parlamentari e c'è un processo decisionale politico interno. Il cambiamento del quadro geopolitico europeo con la guerra in Ucraina sta portando a un ripensamento di ciascun Paese, ma ci sono diversi punti di vista nello spettro politico, nell'opinione pubblica e nell'elettorato. C'è un dibattito in corso, con appuntamenti parlamentari e governativi.
Di che tempi stiamo parlando? Settimane? Mesi?
È possibile che Svezia e Finlandia decidano entro l'estate, ci vorranno dei mesi. Poi a sua volta la Nato, essendo un'Alleanza di trenta Stati sovrani, avrà bisogno del consenso di tutti. Probabilmente ci sarà, ma richiederà comunque un po' di tempo di negoziazione. La domanda sarà accolta nel corso dell'estate, poi ci sarà il processo di ratifica e di ingresso vero e proprio. In sintesi la procedura si potrebbe concludere entro l'anno.
In caso di attacco russo dopo l'ingresso nella Nato i Paesi alleati dovrebbero intervenire militarmente per difendere Svezia e Finlandia? Anche l'Italia?
La differenza principale tra uno Stato membro e uno non membro è proprio questa: che in caso fosse attaccato avrebbe l'aiuto militare di tutti gli altri Stati. In primis degli Stati Uniti certo, ma anche di tutti gli altri grandi Paesi europei. Italia compresa. Inoltre Svezia e Finlandia sarebbero tutelate ulteriormente, perché entrerebbero in una struttura di intelligence, di negoziati diplomatici, di esercitazioni militari, di basi e di infrastrutture che rinforza la capacità di difesa nazionale. Quindi c'è la garanzia di aiuto da parte degli altri alleati in caso di attacco, ma c'è anche l'inclusione in questo network che rafforza la propria capacità autonoma di difesa.
La Russia può attaccare davvero Finlandia e Svezia come ha fatto in Ucraina?
Finlandia e Svezia sono già membri dell'Unione europea, al contrario dell'Ucraina o della Georgia. Anche oggi un attacco della Russia contro la Finlandia sarebbe un attacco diretto contro l'Unione europea. Sarebbe molto più grave e porterebbe sicuramente a un embargo totale del gas russo verso l'Ue, con un danno enorme per la Russia. Già essere membri dell'Ue dà una garanzia, perciò è improbabile che la Russia compia un'azione veramente aggressiva contro uno Stato dell'Unione.
Abbiamo visto già episodi di intimidazione, come lo spostamento dei carri armati verso il confine con la Finlandia e la minaccia dell'ex presidente Medvedev…
Ci sono stati attacchi cibernetici contro i siti web delle istituzioni finlandesi e violazioni dello spazio aereo finlandese da parte di velivoli russi non autorizzati. Questi sono elementi di pressione e intimidazione che possono continuare e aggravarsi, come lo spostamento delle truppe russe verso il confine finlandese. Detto ciò è molto difficile che la Russia vada oltre l'intimidazione. Anche perché le forze armate russe sono già pesantemente impegnate in Ucraina con risultati deludenti e la Finlandia ha un esercito di leva: la popolazione finlandese è addestrata e pronta per una difesa territoriale.
L'ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato può avere un impatto sulla guerra in corso?
L'adesione richiederà diversi mesi, come dicevamo. Non avrà un impatto diretto sulle operazioni militari nelle prossime settimane. C'è però un impatto simbolico, nel senso che si rafforzano la Nato e la cooperazione tra Nato e Ue. Il messaggio a Putin è di unità dell'Occidente, mentre l'Ucraina sa che alle loro spalle c'è un blocco più compatto e coeso. È un messaggio positivo per il morale degli ucraini e preoccupante per la Russia, ma che non avrà un impatto operativo in tempi brevi.
L'espansione della Nato avvicina o allontana una eventuale estensione del conflitto?
L'estensione del conflitto è stata, è e continuerà a essere molto improbabile. La Nato assicura la difesa degli Stati membri e quindi dissuade da qualsiasi attacco russo in Polonia, nei Paesi baltici o in Romania. La stessa Russia non ha interesse a estendere il conflitto con i Paesi Nato, visto che ha già grandi difficoltà a piegare la resistenza ucraina. Intanto gli ucraini stanno riuscendo a difendersi dall'aggressione con un supporto militare occidentale limitato. Tutto ciò non cambierebbe con la domanda d'ingresso di Svezia e Finlandia, che preoccuperebbe Putin ma non abbastanza da spingerlo a estendere il conflitto al di fuori dei confini ucraini.
Gli Stati Uniti possono essere soddisfatti dell'allargamento della Nato o hanno interessi diversi?
Negli Stati Uniti l'amministrazione Obama prima, poi quella Trump e ora quella Biden hanno chiarito che il loro rivale è la Cina. Durante le ultime due amministrazioni sono stati messi in campo piani per ridurre la presenza militare statunitense in Europa, a partire dalla Germania. Per gli Stati Uniti la guerra in Ucraina è un problema ulteriore, una dispersione di risorse che vogliono investire in Asia. Certo gli Stati Uniti possono essere soddisfatti, visto che gli alleati europei hanno dimostrato unità contro la Russia con le sanzioni e con le misure di difesa in ambito Nato. Le loro priorità, però, restano la Cina e l'Indo-Pacifico. Per loro più gli europei sono in grado di garantire da soli la propria sicurezza e meglio è.