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Quali sono i rischi ambientali della distruzione della diga di Kakhovka secondo il Cnr

Delle conseguenze dal punto di vista ambientale e geo-idrogerologico della distruzione della diga di Kakhovka nell’oblast di Kherson, in Ucraina Fanpage.it ne ha parlato con Mauro Rossi, ricercatore Cnr-Irpi.
Intervista a Mauro Rossi
Ricercatore dell'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpi).
A cura di Antonio Palma
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La distruzione della diga di Kakhovka nell'oblast di Kherson, in Ucraina, ha creato sdegno e allarme in tutto il mondo per le possibile conseguenze immediate per la popolazione, costretta ad evacuare per sottrarsi agli inevitabili allagamenti, ma lo sversamento della massa d'acqua nel fiume Dnepr porterà sicuramente delle conseguenze a lungo termine dal punto di vista geo-idrogeologico, sia a monte che a valle della diga. Lo ha confermato a Fanpage.it Mauro Rossi, ricercatore dell'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpi).

Dott. Rossi, quali potrebbero essere le conseguenze ambientali sul territorio derivanti dalla distruzione della diga di Kakhovka

Ci sono degli effetti a valle e a monte di vario tipo. Si è rotta una struttura come una diga che viene costruita per vari scopi come l'accumulo di acqua per scopi irrigui, lo sfruttamento dell'energia idroelettrica ma anche in funzione di mitigazione delle piene. Quindi a monte, ad esempio, verrà a mancare questa risorsa di accumulo di acqua per l'agricoltura locale con conseguenze sulla disponibilità delle derrate alimentari. Poi verrà a mancare anche la produzione di energia elettrica per l'intera zona, infine verrà a mancare una terza funzionalità estremamente utile per la salvaguardia dalle piene a valle della diga, l'utilizzo delle capacità di trattenere le acque per mitigare le piene.

Poi ci sono gli effetti che la rottura della diga avrà sull'invaso stesso. Lo svuotamento infatti è avvenuto con una velocità molto maggiore di quella con cui avviene normalmente. C'è stato un rilascio estremamente intenso e repentino di acqua e questo produrrà una ondata di piena a valle tendenzialmente maggiore di quello che avviene con un corretto funzionamento della diga. Quindi tutte le piane alluvionali che stanno a destra e sinistra dell'alveo si troveranno a dover affrontare un rischio esondazione dei fiumi. Con queste enorme masse di acqua si avranno di conseguenza delle modifiche significative degli alvei con fenomeni di erosione spondale. Questi colassi interesseranno quindi  tutte le case e le strutture limitrofe al tracciato del corso del fiume che subiranno le conseguenze. Quanto, come e fino a dove arriverà l'acqua dipende da tante caratteristiche differenti, in primis da come è l'alveo, da quanto è piatto e da tutte le caratteristiche morfologiche della zona.

Un altro effetto a monte causato dallo svaso repentino, cioè dallo svuotamento repentino di acqua dalla diga, è la destabilizzazione dei versanti che sono dentro la diga, come il caso del Vajont in Italia. Dentro al corpo di diga potrebbero cadere dei grossi corpi di frana che potrebbero generare a loro volta piccole ondate di piena. Inoltre, visto che sicuramente non si riuscirà a riempire la diga per lungo tempo, i livelli saranno molto più bassi e ci saranno tanti fenomeni di erosione spondale nelle zone dell'invaso dove prima arrivava l'acqua e che ora sono scoperte.

Secondo Kiev almeno 150 tonnellate di olio per macchine sono state rilasciate nel fiume Dnipro, quali sono i rischi?

Per quanto riguarda l'acqua che era nell'invaso penso che fosse acqua abbastanza pulita però ovviamente quando questa esonda e raggiunge siti industriali e altro ovviamente tutto quello che trova sul percorso viene portato a valle, soprattutto sostanze fluide di qualsiasi tipo. L'effetto e la distanza a cui arriveranno queste sostanze dipenderà dalla solubilità, dalle proprietà chimiche di questi materiali. Sostanze che tendono a solidizzarsi velocemente verranno diluite nelle prime zone, quelle invece che tendono a concentrasi verranno trasportate più lontane. Ogni fiume ha una sua capacità di autodepurazione ma tutti i tratti più a valle saranno interessati, soprattutto nelle zone di allargamento del fiume e alla foce.

Cosa si può fare ora e quali saranno gli effetti sul lungo periodo?

La nostra civiltà tendenzialmente si è sviluppata proprio attorno a fiumi e corsi di acqua, che è un bene essenziale, quindi  bisognerà capire caso per caso quale sono le situazioni più a rischio. È chiaro che in questo momento l'unica cosa da fare è evacuare quante più persone possibili che abitano attorno alla diga. Bisognerà capire se sarà possibile sistemare la diga, quando e come ma sicuramente non sarà una cosa semplice e non è un cosa che avverrà nell'immediato.

Gli effetti sul medio e lungo termine riguarderanno le modalità con le quali di aggiusteranno il fiume e l'alveo dopo queste ondate. Queste modifiche generate dal singolo evento infatti si accumuleranno e subiranno assestamenti. Ci sarà sicuramente una variazione del regime di trasporto dei sedimenti, bisognerà capire bene che tipi di sedimenti sono, da dove provengono e se provengono da aree ricche di sostanze tossiche.

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