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Conflitto Israelo-Palestinese

Quale potrebbe essere la risposta di Israele ad Hezbollah dopo la strage di Majdal Shams

A due giorni dalla strage di Majdal Shams, sulle alture del Golan occupate da Israele, il premier Netanyahu ha promesso una dura risposta ad Hezbollah. Ecco quali sono i possibili scenari della crisi. E perché non è possibile escludere un’escalation del conflitto.
Intervista a Giuseppe Dentice
Analista specializzato in Medio Oriente e Nord Africa del CESI (Centro Studi Internazionali) nonché dottore di ricerca in “Istituzioni e Politiche” presso la Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
A cura di Davide Falcioni
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"Israele non vuole e non può far passare sotto silenzio quello che è accaduto. La nostra risposta arriverà e sarà dura". Lo ha detto Benjamin Netanyahu in visita a Majdal Shams, dove sabato sono stati uccisi 12 tra bambini e adolescenti da un razzo lanciato dal Libano su un campo di calcio. La paternità dell'attacco è stata attribuita ad Hezbollah, che tuttavia ha negato ogni responsabilità dicendosi estraneo alla vicenda.

La risposta di Tel Aviv potrebbe essere dunque solo questione di ore e la tipologia di azione che Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e i vertici dell'IDF decideranno di infliggere a Hezbollah determinerà se la guerra tra Israele e Libano rimarrà circoscritta – come è avvenuto dopo il 7 ottobre 2023 – oppure se evolverà nella temuta escalation che potrebbe travolgere l'intero Medio Oriente, tirando in ballo anche l'Iran. Fanpage.it ha interpellato Giuseppe Dentice, analista del CeSI, per scoprire quali sono ora gli scenari più probabili della crisi. "Non si può escludere che la strage di Majdal Shams possa essere il casus belli che Israele attendeva per dichiarare guerra totale ad Hezbollah. Le prossime ore saranno decisive".

Perché Hezbollah non ha rivendicato l’attacco sulle alture del Golan che sabato ha causato la morte di 12 bambini e ragazzi? 

Questa è una domanda centrale in questa vicenda perché Hezbollah non ha nessuna ragione per negare la paternità di un attacco missilistico, soprattutto quando condotto contro Israele. A questo punto quindi le ipotesi sono due: la prima è che il razzo sia caduto sul campo sportivo di Majdal Shams essenzialmente per errore. Il missile potrebbe essere stato effettivamente lanciato da Hezbollah, che avrebbe tuttavia commesso una grave imprecisione balistica colpendo un obiettivo sbagliato e uccidendo dei ragazzini che stavano giocando a calcio. La seconda ipotesi, da non trascurare, è che il lancio sia partito da uomini non appartenenti ad Hezbollah – che pure ha il pieno controllo di quell'area – bensì di qualche altra milizia filo sciita e anti israeliana. Entrambe le ipotesi sono plausibili.

Non a caso molti osservatori si chiedono perché avrebbe dovuto colpire Majdal Shams, sulle alture del Golan, uccidendo 12 bambini di una minoranza etnica che non si riconosce israeliana…

Majdal Shams si trova nel Golan, e va specificato che non si tratta di un territorio israeliano bensì – ai sensi del diritto internazionale – di un'area occupata, annessa unilateralmente da Tel Aviv dal 1981. I soggetti uccisi sono della minoranza drusa; appartenevano a una tribù araba che viveva in quella zona e che da 42 anni hanno la possibilità di richiedere ed ottenere la cittadinanza israeliana, senza tuttavia averla mai rivendicata. Da questo punto di vista la passerella di Netanyahu non è stato un gesto d circostanza ma un atto simbolico molto forte: il primo ministro ha voluto ribadire che le alture del Golan sono israeliane, sebbene come detto ai sensi del diritto internazionale ciò sia assolutamente falso. Quel territorio è sotto occupazione militare tanto quanto lo sono la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est.

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Netanyahu ha anche detto che Israele darà una risposta "dura" a coloro che ritiene responsabili del mortale attacco a Majdal Shams. Quali potrebbero essere le azioni che intraprenderà Tel Aviv? Israele condurrà raid mirati su singoli comandi o postazioni di Hezbollah oppure opterà per un’operazione più vasta?

Dire che la risposta "sarà dura" può significare tutto e niente. Ricordiamo che fu la stessa risposta che il premier israeliano fornì ad aprile, quando ci fu la rappresaglia iraniana e il massiccio attacco missilistico su Israele. Anche all'epoca la retorica di Netanyahu fu bellicosa, tuttavia fortunatamente gli effetti concreti furono piuttosto limitati. Oggi ci troviamo davanti a due ipotesi: Israele potrebbe decidere di attaccare Beirut, e si tratta di uno scenario che non può essere del tutto escluso e che aprirebbe a una guerra diretta e totale tra Israele ed Hezbollah, un conflitto in cui verrà tirato in ballo anche l'Iran, che non a caso ha dichiarato che qualsiasi azione contro il Libano è un'azione contro la stabilità del Medio Oriente. Israele però potrebbe anche optare – come ci auguriamo – per una risposta limitata sia nella portata che negli obiettivi, ad esempio colpendo un'infrastruttura civile o militare nel sud del Libano. Se sarà così, Tel Aviv manterrà il trend a cui assistiamo di fatto dall'8 ottobre, con costanti scambi di colpi lungo la frontiera tra Israele e il Libano. Negli ultimi mesi azioni di questo tipo sono gradualmente aumentate, ed è possibile che prima o poi qualcuno commetta un errore di calcolo creando il "casus belli". Non si può escludere che proprio Majdal Shams possa essere quel casus belli.

Le vittime dell'attacco di Majdal Shams appartengono a una minoranza drusa che – come ci ha spiegato – non ha mai rivendicato l'appartenenza ad Israele. Questa fattispecie potrebbe far optare Tel Aviv per una risposta limitata?

Immagino che se Hezbollah, o chiunque altro abbia lanciato quel razzo, avesse colpito cittadini israeliani presumibilmente Israele avrebbe già attaccato senza chiedere il permesso a nessuno. Il fatto che le vittime siano della minoranza drusa fa effettivamente pensare che la risposta possa essere più "pacata". Il punto è però un altro: come detto Netanyahu si è presentato a Majdal Shams ed ha voluto rivendicare la totale paternità di quel territorio. Per questo bisogna stare molto attenti: il primo ministro potrebbe comunque optare per una risposta molto dura considerando, ovviamente dal suo punto di vista, le alture del Golan come territorio israeliano a tutti gli effetti. Insomma, la situazione è estremamente pericolosa ed evanescente e potrebbe conoscere evoluzioni notevoli nelle prossime ore o giorni.

In caso di escalation dobbiamo aspettarci un intervento diretto anche dell'Iran?

Tutto ovviamente dipenderà dall'azione di Israele. L'Iran è presente in Medio Oriente attraverso Hezbollah e altre milizie siriane operative proprio nelle alture del Golan. Certamente non resterà a guardare, e presumibilmente lancerà degli attacchi con droni e missili su Israele. A Beirut, ma anche a Teheran e a Washington sono tutti in attesa di conoscere quale sarà la risposta di Tel Aviv. Da questo si capirà meglio anche quale sarà la risposta iraniana. E cosa accadrà in Medio Oriente nel futuro prossimo.

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