Quale è la più grande fake news su Alexei Navalny realizzata dalla propaganda del Cremlino: l’analisi
"È possibile che Navalny possa rivelarsi una minaccia per Putin ancora più pericolosa da morto che non da vivo. Ma nel breve termine, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali, è improbabile che il suo decesso abbia un impatto".
A parlare a Fanpage.it è Daisy Sindelar, ex direttrice di Current Time, una piattaforma globale in lingua russa guidata da RFE/RL in collaborazione con Voice of America, e prima ancora redattrice capo di The St. Petersburg Times e caporedattrice di The Moscow Times.
Negli ultimi giorni è stata tra i protagonisti dell’Unmasking Disinformation, il workshop intensivo di cinque giorni, rivolto a giornalisti e studenti di Giornalismo e Comunicazione italiani, tenutosi a Catania, per approfondire metodologie, tecniche e strumenti per il fact-checking, l'analisi di contenuti visivi e la gestione delle narrazioni politiche.
A Sindelar abbiamo chiesto come sia stata raccontata la morte di Alexei Navalny e quali sono le bufale più grosse fatte circolare sul suo conto dalla propaganda del Cremlino.
La moglie di Navalny ha detto giorni fa che “stanno mentendo”. A chi si riferisce Yulia? Perché?
“Yulia Navalnaya ha fatto le sue osservazioni poco dopo aver ricevuto la notizia della morte di suo marito. La sua compostezza in quel momento straziante è a dir poco sorprendente. A quel punto, Navalnaya non aveva alcuna conferma della morte del marito al di là di una dichiarazione del governo russo. Lo stesso governo che per anni aveva mentito impunemente sul proprio ruolo nella persecuzione politica di Alexei Navalny, nel suo avvelenamento quasi fatale e nella sua incarcerazione ingiustificata. Yulia Navalnaya sostiene che Vladimir Putin e il suo governo hanno sistematicamente distrutto il concetto di verità oggettiva e che probabilmente non saprà mai con certezza cosa sia successo a suo marito”.
Qual è la più grande fake news riguardante la morte di Navalny e perché?
“Il Cremlino ha utilizzato l'avvelenamento da Novichok di Navalny come un'opportunità per distogliere l'attenzione dalla propria potenziale colpevolezza, dipingendosi come vittima delle sanzioni e delle critiche occidentali che ne sono seguite. E sicuramente vedremo molte bugie sulla causa della morte di Navalny e sul motivo per cui si rifiutano di consegnare il suo corpo in modo tempestivo. Ci sono persino post sui social media che suggeriscono che Yulia Navalnya abbia iniziato a uscire con altri uomini”.
Il modo in cui è stata gestita la notizia della morte di Navalny cosa ci dice sul sistema russo?
“La morte di Navalny è stata menzionata sui canali della televisione statale russa solo qualche giorni fa. I pochi annunci trasmessi erano superficiali e non facevano menzione delle sue ambizioni politiche o del suo attivismo anti-corruzione. Lo stesso vale per le centinaia di persone in lutto che sono state arrestate in seguito alla sua morte. Quando Navalny è tornato in Russia nel 2021, un corrispondente di Radio Free Europe/Radio Liberty è salito con lui sull’aereo e ha trasmesso in diretta l’intero viaggio, compreso il suo arresto all’aeroporto. Questo tipo di copertura sembra un lontano ricordo. In Russia non è rimasto più giornalismo indipendente. Tutto ciò che resta in piedi è propaganda sponsorizzata dallo Stato”.
Secondo lei la morte di Navalny influenzerà le prossime elezioni presidenziali?
“La morte di Navalny ha lasciato una ferita profonda nella società russa che si farà sentire negli anni a venire. È possibile che Navalny possa rivelarsi una minaccia per Putin ancora più pericolosa da morto che da vivo. Ma nel breve termine, è improbabile che il decesso di Navalny abbia un impatto sul voto presidenziale al di là, forse, di un’affluenza alle urne inferiore al solito. L'unico candidato nominale dell'opposizione è già stato escluso dalla candidatura. Il dissenso pubblico non è tollerato in alcuna forma. Questo non dovrebbe essere visto come un concorso politico tradizionale”.