Quale è il ruolo di Iran e Libano nella guerra tra Hamas e Israele
"Le motivazioni che hanno guidato Hamas nel suo attacco a Israele sono indipendenti dall'Iran. In fin dei conti stiamo parlando di un conflitto, per l'appunto quello israelo-palestinese, che va avanti da più di cento anni, e che precede di molto la rivalità tra Teheran e Israele, ma anche la nascita stessa di Hamas. Sarei cauto con le informazioni che abbiamo al momento nel dire che questo attacco è stato progettato insieme all'Iran. Possiamo certamente parlare di una cooperazione però non abbiamo elementi per dire di più".
Così Mattia Serra, analista ISPI (‘Istituto per gli studi di politica internazionale), ha spiegato a Fanpage.it quale è il rapporto tra Hamas, Israele e Iran alla luce delle indiscrezioni pubblicate nelle scorse ore dal Wall Street Journal secondo cui l'Iran avrebbe aiutato l'organizzazione politica e paramilitare palestinese islamista ad attaccare Israele a partire dall'alba di sabato 7 ottobre.
Dott. Serra, secondo lei è vero quanto riportato dal Wall Street Journal?
"Su questo tema il rischio di essere smentiti dopo poche ore è alto. L'articolo del Wall Street Journal è stato provocatorio, nel senso che ha creato un dibattito molto acceso tra gli esperti. I giornalisti americani citano fonti anonime vicine ad Hamas ed Hezbollah che sostengono che l'attacco sferrato da Hamas sabato sia stato concertato con personalità iraniane.
Però è complicato in questo momento avere una idea chiara di quello che è successo, anche perché se è vero che il WSJ ha pubblicato questo articolo usando quelle fonti è pur vero che altri giornali e siti hanno pubblicato articoli che di fatto smentiscono questa posizione. Anche per il segretario di Stato americano Anthony Blinken non ci sono prove del diretto coinvolgimento dell'Iran nell'attacco. Il panorama è complicato. Anche altre fonti iraniane o di Hezbollah, sempre anonime, affermano che non c'è stato ruolo diretto da parte delle due organizzazioni nell'attacco di sabato".
Che rapporti ci sono tra Iran e Hamas? Può farci un breve excursus?
"Quello che sappiamo è che i rapporti tra Iran e Hamas sono di lunga data, anche se non sono sempre molto facili. Ricordiamo ad esempio che a seguito dello scoppio della guerra civile siriana c'è stata una vera e propria rottura nei rapporti tra Hamas e Iran, perché quest'ultimo ha sostenuto il regime di Bashar al-Assad mentre Hamas, insieme ad altri attori e alle monarchie arabe della regione, si è schierata dalla parte dei ribelli.
C'è stata dunque una grossa rottura nel 2011, che poi è stata sanata negli anni successivi, in particolare nel 2017 quando c'è stato un cambio nella leadership di Hamas. In quel momento i rapporti sono diventati più distesi. Sappiamo anche che l'Iran supporta Hamas sia dal punto di vista tecnico-militare che da quello finanziario. Non sappiamo pero se questo piano sia stato concepito con gli iraniani. È possibile che ci sia stato un certo livello di coordinamento tra i due soggetti, ed è molto probabile che gli iraniani fossero informati su quelli che erano i piani di Hamas. Ma è importante ricordare che al di là di quello che è stato il coinvolgimento diretto o indiretto del'Iran, Hamas è un attore che è in grado autonomamente di prendere decisioni, come quella dell'attacco di sabato. I motivi e le dinamiche decisionali che hanno portato all'attacco sono prima di tutto legate alla leadership di Hamas e a quello che è il contesto israelo-palestinese. In altre parole, si tratta soprattutto di dinamiche locali legate soprattutto all'evoluzione dello scenario israelo-palestinese".
Perché l'Iran avrebbe comunque potuto aiutare Hamas?
"Sappiamo bene che i rapporti tra Israele e Iran sono sempre stati molto complicati, fin dalla nascita della Repubblica Islamica. Ci ricordiamo benissimo le varie dichiarazioni di Benjamin Netanyahu – anche in sede Onu – in cui affermava che Teheran era molto vicina al raggiungimento del nucleare. Israele ha sempre considerato la possibilità che l'Iran ottenesse armi nucleari come una minaccia alla sopravvivenza dello stato ebraico e alla sicurezza nazionale.
È un gioco di parti complicato, per cui questa rivalità che va avanti da tempo si riversa e si rivede in diversi scenari. Quello israelo-palestinese è uno dei tanti, ma basti pensare che Israele attacca regolarmente i siti legati all'Iran in Siria dove sappiamo che Teheran è uno degli attori fondamentali. Ci sono poi i duraturi rapporti tra Iran ed Hezbollah, altro nemico storico di Israele. La logica iraniana è quella di contrastare Israele laddove è possibile. Detto ciò, ripeto che non è ancora chiaro quale sia stato il coinvolgimento nell'attacco di sabato. Un conto è dire che l'Iran ha accolto positivamente gli sviluppi degli ultimi giorni e un altro è pensare che ci sia una mano iraniana che muove le pedine e che gli attori locali non abbiano alcuna voce in capitolo".
Quale è invece il ruolo del Libano?
"Ci sono collegamenti stretti tra Hamas ed Hezbollah, al punto che alcuni capi di Hamas vivono in Libano e che ci sono incontri regolari tra le due leadership, come ad esempio la visita del leader di Hamas Ismail Haniyeh lo scorso aprile. Quindi, i rapporti sono stretti. Detto ciò, c'è un'alta probabilità che Hezbollah fosse informato della decisione di Hamas, però, esattamente come per l'Iran, non sappiamo il grado di coinvolgimento del gruppo libanese nella progettazione dell'attacco.
Io più che altro evidenzierei un aspetto. Prima di tutto, bisognerà aspettare di capire cosa succederà nel Nord di Israele e se Hezbollah, intende o meno entrare nel conflitto. Ieri abbiamo visto che sempre Hezbollah ha attaccato alcuni siti militari nel Nord di Israele, in una regione, quella delle Fattorie di Sheb'a, contesa tra i due paesi, ovvero un territorio che Hezbollah reclama come libanese che però di fatto è controllato da Israele, occupato dal 1967.
Il fatto che Hezbollah abbia deciso di attaccare con pochi missili soltanto siti militari nelle Fattorie di Sheb’a è un indicatore importante perché ci fa capire che il gruppo libanese ha voluto lanciare un messaggio di solidarietà ad Hamas ma che allo stesso tempo non ha per ora intenzione di procedere con un attacco massiccio e sistematico contro Israele. Ha lanciato un segnale di appoggio per poi attendere e capire cosa succederà nei prossimi giorni".