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Putin: “Se avessimo avvelenato noi Alexei Navalny l’avremmo ucciso”

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha negato il coinvolgimento dei servizi d’intelligence russi nell’avvelenamento del suo principale oppositore, Alexei Navalny. “Se avessimo voluto, il lavoro sarebbe stato completato”, ha sbottato il capo del Cremlino nel suo tradizionale discorso di fine anno.
A cura di Davide Falcioni
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Il presidente russo, Vladimir Putin, ha negato il coinvolgimento dei servizi d'intelligence russi nell'avvelenamento del suo principale oppositore, Alexei Navalny. La spiegazione che il capo del Cremlino ha fornito è molto semplice e lineare: se l'avessero fatto i servizi russi sarebbe morto. "Il paziente della clinica di Berlino ha il sostegno dei servizi americani (…) – ha dichiarato Putin – Per questa ragione deve essere monitorato dai servizi segreti. Ma questo non significa che sia stato avvelenato", ha affermato il presidente nella tradizionale conferenza stampa di fine anno. "Se avessimo voluto, il lavoro sarebbe stato completato", ha sbottato.

Putin si è rifiutato di pronunciare il nome del suo detrattore riferendosi a lui semplicemente come "il paziente di Berlino". Il capo del Cremlino ha inoltre commentato una recente inchiesta di diversi media, tra cui Bellingcat, Cnn e Der Spiegel, che indica la mano dell'Fsb, gli eredi dei servizi segreti del Kgb di cui Putin era un tempo il leader, dietro il tentativo di omicidio contro Navalny. "Questa non è un'inchiesta, ma la legittimazione del contenuto (preparato) dai servizi segreti americani", ha detto Putin.

Come è stato avvelenato Alexei Navalny

Lo scorso 20 agosto Alexei Navalny collassò mentre era a bordo di un aereo decollato dalla città di Tomsk, in Siberia, e diretto a Mosca. Il velivolo fu fatto atterrare nella città più vicina, Omsk, dove l'uomo  fu ricoverato in terapia intensiva. I medici dell’ospedale riferirono inizialmente di non aver riscontrato segni di avvelenamento ma dopo alcuni giorni di tensione, le autorità russe consentirono di trasferire Navalny all’ospedale Charité di Berlino. Lì i medici scoprirono che Navalny era stato avvelenato con un agente nervino, circostanza poi confermata da altri laboratori indipendenti e dall’OPCW, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. Navalny, dopo un periodo trascorso in coma, si è rimesso e intende tornare in Russia appena gli sarà possibile.

Numerosi governi occidentali hanno puntato il dito contro la Russia per l’avvelenamento di Navalny, sia perché negli anni il governo russo ha più volte arrestato e contrastato il famoso oppositore, sia perché l’agente nervino con cui è stato avvelenato è stato individuato come una nuova variante del Novichok, la tossina di produzione russa che tra le altre cose è stata usata per avvelenare l’ex spia russa Sergei Skripal a Salisbury, nel Regno Unito.

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