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Opinioni

Putin gioca la carte Turkish Stream con Renzi

Putin chiede a Renzi di aiutarlo a far modificare o superare le sanzioni europee e in cambio lascia intendere che c’è spazio per una crescita delle commesse russe ad aziende italiane. Ma alcune Pmi tricolori protestano: i russi non saldano i conti.
A cura di Luca Spoldi
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Nel giorno in cui Matteo Renzi vede il presidente russo Vladimir Putin a Milano (dove il leader del Cremlino ha poi partecipato alla giornata nazionale della Russia all’Expo, prima di ripartire per Roma dove lo attendevano Papa Francesco, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’amico ed ex premier Silvio Berlusconi, per una cena privata), le imprese italiane che hanno lavorato al padiglione russo dell’Expo fanno sapere, in una nota congiunta, di stare ancora attendendo il pagamento di circa un milione di euro a saldo dei lavori realizzati a tempo di record per consentire la puntuale apertura del padiglione stesso il primo maggio scorso.

Le società coinvolte, tra cui Catena Services, Coiver Contract, Ges. Co. Mont, Idealstile, Elios Ambiente, Mia Infissi, Vivai Mandelli, Sech Costruzioni Spa e Sforazzini, spiega la nota, “non sono più disposte ad aspettare e sono pronte a depositare una denuncia in sede penale, oltre a coltivare una separata azione in sede civile per la sollecita quantificazione e conferma dei crediti maturati in contraddittorio con la committente, riservandosi ogni ulteriore iniziativa (sino alla richiesta di sequestro del padiglione)” se non si troverà al più presto una soluzione, dopo che “tutti i solleciti di pagamento si sono rivelati vani” ottenendo come sola risposta “l’invio, per la prima volta a oltre un mese della consegna del padiglione, di una serie di generiche contestazioni inviate “a pioggia” a tutti i fornitori coinvolti, con il tentativo evidente di evitare il saldo dei lavori”.

L’incidente “diplomatico” sfiorato non sembra aver turbato l’incontro bilaterale tra Renzi e Putin, nel corso del quale si è parlato soprattutto delle sanzioni economiche decise da Usa e Ue contro la Russia e le sue banche e imprese dopo l’escalation della crisi russo-ucraina. Sanzioni, ha chiarito Putin, che “non possono essere un ostacolo reale: o si eliminano o si modificano, per sostenere le aziende che vogliono collaborare con noi”. E questo, ha concluso il presidente russo, “vale anche per i contratti firmati in campo militare e tecnologico” già siglati per un valore di “un miliardo di euro”. Che Putin provi a “sfondare” a Roma dopo aver già corteggiato Atene è evidente, che possa riuscire nel suo intento meno visto che nel frattempo il Parlamento europeo ha approvato un documento in cui si dichiara che la Russia “non è più un partner strategico della Ue”.

Eppure Mosca sembra voler essere ancora un partner strategico per l’Italia, in particolare in campo energetico. Non sarà un caso che sempre oggi una nota di Gazprom abbia segnalato l’avvenuto incontro tra l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, e quello di Gazprom, Alexei Miller, che hanno discusso del progetto Turkish Stream oltre che di un possibile aumento della capacità di Blue Stream. Due progetti importanti, specie per Eni (e la controllata Saipem, che oggi ha recuperato parte delle perdite di ieri in borsa a Milano e che da South Stream aveva inizialmente ottenuto commesse per 2,4 miliardi di euro in tutto).

Turkish Stream, in particolare, è un progetto nato dalle ceneri di un altro possibile gasdotto, South Stream, che grazie a 45 miliardi di dollari di investimenti avrebbe dovuto portare il gas russo in Europa passando sotto il Mar Nero, dalla costa russa al porto bulgaro di Varna, aggirando così l’Ucraina, fino ad arrivare in Italia. Un progetto sul quale lo stesso Putin ha suonato le campane a morte lo scorso primo dicembre nel corso di una visita ufficiale in Turchia, dopo che Usa e Ue avevano applicato le loro sanzioni impedendo di fatto il finanziamento del progetto stesso. A seguito di tale decisione lo scorso 29 dicembre proprio Gazprom riacquistò il 50% di South Stream Transport Bv, joint venture olandese che doveva occuparsi della realizzazione della tratta sottomarina del gasdotto, rilevando il 20% in mano ad Eni e le due quote paritetiche del 15% detenute da Wintershall e da Edf.

Ora Turkis Stream dovrebbe vedere una prima linea operativa, tra Russia e Turchia, nel dicembre del prossimo anno. Lo stesso Miller ha già spiegato che a questo punto dovranno essere i paesi europei ad attrezzarsi per portare il gas russo dall’hub turco (alla frontiera con la Grecia) fino ai paesi interessati a rifornirsene. Di fatto tuttavia Turkish Stream ricalca in gran parte il vecchio percorso di South Stream: solo 250 chilometri di nuove tubature vanno in direzione della Turchia, per il resto le quattro condotte con una capacità di trasporto di 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno ricalcheranno per 660 chilometri il “vecchio” tracciato. Persino le navi posa condotte di Saipem, la Castoro Sei e Saipem 7000 (già utilizzata per il progetto Blue Stream) sono ancora ferme nel porto di Burgas e, secondo quanto confermato dall’agenzia Bloomber citando “due fonti vicine alla vicenda”, Gazprom sta continuando a pagarne il noleggio dal 6 marzo.

Insomma, se si troverà il modo per eliminare o modificare le sanzioni (e se la Russia rispetterà gli accordi di Minsk) per l’Italia potrebbero essere in ballo almeno un altro paio di miliardi di euro, da sommare al miliardo già siglato e “congelato” a cui si è riferito Putin. Decisamente molta, troppa carne al fuoco perché Renzi potesse ricordare a Putin di saldare il conto di un milione di euro per il padiglione Russia dell’Expo. Si chiama “realpolitik”, sempre che funzioni (e non è detto), e non sempre comporta scelte popolari o giuste: chissà se stavolta si riuscirà a trovare una quadratura del cerchio che lasci tutti soddisfatti?

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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