“Prove credibili di torture su soldati russi da parte degli ucraini”: la denuncia dell’Onu

In Ucraina ci sono state violazioni dei diritti umani che "possono diventare crimini di guerra", tra cui uccisioni, casi di violenza sessuale e sparizioni. È quanto ha dichiarato oggi durante un briefing Matilda Bogner, capo della Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina, secondo cui ci sono prove "credibili" di torture sui prigionieri russi da parte delle truppe ucraine. "Abbiamo ricevuto informazioni credibili su torture, maltrattamenti e detenzione da parte delle forze armate ucraine di prigionieri di guerra appartenenti alle forze armate russe e ai gruppi armati affiliati", ha dichiarato la Bogner, precisando che un "trattamento disumano" si sta verificando tra i militari catturati che appartengono a entrambe le fazioni.
"Ciò viola le regole fondamentali del diritto umanitario internazionale. L'Ucraina e la Russia devono indagare tempestivamente ed efficacemente su tutte le accuse di tortura e maltrattamento dei prigionieri di guerra", ha proseguito Bogner, ordinando ai propri soldati di fermare ulteriori violazioni.
Bogner ha riferito di aver ricevuto segnalazioni di stupri, nudità forzata e minacce di violenza sessuale dopo aver visitato 14 villaggi nelle regioni di Kiev e Chernihiv. "Donne e ragazze sono le vittime citate più di frequente", ha spiegato. Le Nazioni Unite hanno detto di aver documentato 204 casi di sparizioni forzate dall'inizio dell'invasione russa. Le violazioni sono attribuibili non solo alle forze armate russe.
Vittime civili della guerra sono sottostimate
Sempre secondo Bogner il numero reale di morti provocati dalla guerra in Ucraina potrebbe essere superiore di "migliaia" di unità rispetto alle cifre ufficiali. Il numero ufficiale di civili morti è pari a 3.381, ma ci sono aree che sono ancora un "buco nero" come Mariupol, ha sottolineato Bogner.
Il capo della missione ha dichiarato inoltre di aver ricevuto segnalazioni di oltre 300 uomini, donne e bambini uccisi illegalmente a Bucha durante l'occupazione.