Protesta in Iran contro l’imminente esecuzione di due manifestanti 20enni: “Rovesceremo Khamenei”
Non si placano in Iran le proteste contro il regime, scoppiate ormai quasi 4 mesi fa con la morte della 22enne curda Mahsa Amini.
Ieri disordini si sono verificati all'esterno del carcere di Rajai, a Ovest di Teheran, per impedire l'impiccagione di due 20enni condannati a morte, Mohamad Broghani, 19 anni, e Mohammad Ghbadlu, 22.
I due sono stati trasferiti in un'area isolata prima dell'esecuzione. Erano stati arrestati perché ritenuti colpevoli di aver investito un agente di polizia con un'auto durante le proteste di novembre. I loro avvocati sostengono che i due uomini richiedono un nuovo processo presso la corte suprema.
La polizia ha reagito sparando, mentre i manifestanti intonavano cori contro Khamenei: "Verrà rovesciato in questo maledetto anno", hanno ripetuto. E poi, ancora: "La nostra patria non sarà salvata, a meno che i mullah non muoiano".
Intanto, altre tre persone sono state condannate a morte per l'uccisione di membri delle forze di sicurezza ad Isfahan durante le proteste in corso da quasi 4 mesi. Saleh Mirhashemi Baltaghi, Majid Kazemi Sheikhshabani e Saeed Yaghoubi Kordsofla erano accusati di "attacco terroristico armato" e di avere sparato uccidendo tre membri delle forze di sicurezza, come riporta Irna.
D'altronde, è quanto voluto dalla guida suprema dell'Iran Ali Khamenei, che ha affermato che i manifestanti devono essere combattuti duramente.
"Hanno indubbiamente commesso tradimento e le rispettive organizzazioni devono seriamente, e in modo equo, combattere questo tradimento", ha affermato, aggiungendo che "la mano degli stranieri, americani ed europei, nelle rivolte è così ovvia che non può essere ignorata".
Su quanto sta avvenendo in Iran si è pronunciato anche Papa Francesco: "Il diritto alla vita è minacciato laddove si continua a praticare la pena di morte, come sta accadendo in questi giorni in Iran, in seguito alle recenti manifestazioni, che chiedono maggiore rispetto per la dignità delle donne", ha detto il Pontefice, aggiungendo che "la pena di morte non può essere utilizzata per una presunta giustizia di Stato, poiché essa non costituisce un deterrente, né offre giustizia alle vittime, ma alimenta solamente la sete di vendetta. Faccio, perciò, appello perché la pena di morte, che è sempre inammissibile poiché attenta all'inviolabilità e alla dignità della persona, sia abolita nelle legislazioni di tutti i Paesi del mondo".