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Processo all’infermiera killer, Lucy Letby non va in aula per la sentenza. Il premier Sunak: “Codarda”

Il Tribunale di Manchester ha raggiunto il verdetto sul caso che ha sconcertato il Regno Unito. La 32enne è stata condannata all’ergastolo per aver ucciso 7 neonati.
A cura di Biagio Chiariello
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L'infermiera Lucy Letby, giudicata colpevole per aver ucciso sette neonati e tentato di assassinarne altri sei mentre lavorava nel reparto di maternità del Countess of Chester Hospital tra il 2015 e il 2016, non si presenterà nell'aula del Tribunale di Manchester dove il giudice oggi 21 agosto ha letto la sentenza di condanna all'ergastolo. 

La 33enne britannica ha preferito rimanere in carcere, dovrà trascorrerà dunque il resto della sua vita. La notizia ha sollevato molte polemiche nel Regno Unito. Anche il premier Rishi Sunak è intervenuto accusando di "codardia" le persone colpevoli di crimini così efferati che non affrontano le loro vittime.

Nel leggere la sentenza in diretta tv il giudice James Goss ha parlato di "premeditazione, calcolo e malizia" nelle azioni compiute da Letby, che hanno avuto un "impatto immenso" su molte famiglie.

I reati di Lucy Letby sono stati commessi tra il 2015 e il 2016 mentre lavorava nel reparto di maternità dell'ospedale a sud di Liverpool. Secondo l’accusa, la donna avrebbe iniettato loro aria e insulina per ucciderli quando gli altri operatori sanitari non vedevano, arrivando in alcuni casi a tentare l’omicidio per ben quattro volte prima di riuscire nel suo intendo. Alcuni dei piccolissimi pazienti sono sopravvissuti, ma patiranno per tutta la vita le conseguenze delle sue azioni.

David Wilson, esperto inglese, ha spiegato che l'infermiera potrebbe essere affetta dalla sindrome di Munchausen, che trae il nome dal barone austriaco protagonista del romanzo di Rudolf Erich Raspe. Si tratta di una patologia che spinge le persone a inventarsi malattie per ricevere le attenzioni degli altri: Lucy infieriva sui bambini per poi andarli a curare insieme ai suoi colleghi.

Ma in assenza di un motivo certo, gli investigatori hanno identificato il movente nella nota di "confessione" lasciata dall'ex infermiera. Nel suo diario, la donna avrebbe annotato tutti i suoi crimini, definendosi "il male". "Non ci sono parole – scriveva nell'agenda -. Sono una persona orribile e pago ogni giorno per questo. Non riesco a respirare e concentrarmi. Non avrò mai figli e non saprò mai com'è avere una famiglia". In un messaggio emergono le parole "amore", "aiutatemi", "non posso farlo ancora". E in un altro: "Sono malvagia, ho fatto io questo".

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